E ci risiamo … come già accaduto con “
The rumble”, questo “
Nothing left to lose” è un disco che gli
AOR maniacs non possono proprio non amare.
E per tante ragioni, prima di tutte il fatto che
Kent Hilli è in possesso di un’ugola straordinaria, una di quelle voci “classiche” impossibili da disapprovare se
Lou Gramm,
Jimi Jamison,
David Coverdale,
John Waite e
Joe Lynn Turner sono (come dovrebbero essere nel caso vi riteniate affiliati alla nobile categoria appena citata …) tra i vostri primari beniamini nell’ambito della fonazione modulata.
E poi perché le canzoni di questo disco sono quanto di meglio si possa trovare oggi nel panorama del
rock melodico "tradizionale", riproducendo con buongusto, ispirazione e
verve la “formula magica” che identifica storicamente il genere.
Attorniato da uno stuolo di musicisti eccellenti, il cantante dei Perfect Plan (senza dimenticare il contributo a Giant e Restless Spirits) alterna interpretazioni suadenti ad approcci più energici, fornendo lungo l’intera raccolta una prestazione canora impeccabile, esaltando composizioni di notevole livello, cucite sulle sue peculiarità espressive e quindi rese ancora più incisive e persuasive proprio grazie alla sua aurea laringe.
È il caso dell’atto d’apertura “
Too young”, in cui il nostro sfoggia un misto interpretativo
John Waite /
Don Henley di sicura presa, conducendo splendidamente la brillante linea armonica del brano, e la stessa situazione si ripresenta nella
title-track dell’opera, in cui pilota con perizia assoluta il clima crepuscolare ed enfatico del pezzo, richiamando alla memoria il mai troppo compianto
Jimi Jamison.
"
Could this be love” e lo
slow “
Every time we say goodbye” piaceranno ai
fans di Journey e Bad English, mentre agli estimatori di Bon Jovi e Whitesnake è destinata "
Stronger” (a tratti, fin un po’ troppo “sfacciata”, invero …) e "
A fool to believe” si dedica alla celebrazione di un altro mito “vero” di nome
Louis Andrew Grammatico, evocato in maniera davvero efficace.
Tanti riferimenti comparativi che però non vogliono in alcun modo suggerire la mancanza di personalità di
Kent Hilli, un cantante che ha saputo assorbire la lezione dei
Maestri, irrorando le sue prove di innate e copiose dosi di sensibilità e
feeling.
Ciò detto e ribadito, agli ammiratori di Boulevard e Foreigner consiglio un precauzionale
check-up coronarico prima dell’ascolto di “
Does he love like me”, un controllo utile anche per affrontare adeguatamente “
Start it all over” e la sua accattivante melodia tra Survivor e Alien.
In dirittura d’arrivo della scaletta, c’è ancora spazio per i pulsanti e graffianti
hard-blues “
Heard It all before” e “
Saving us” (
featuring Mike Palace) e per una “
Only dreaming” perfetta per fungere da colonna sonora alle vostre nottate malinconiche e riflessive.
La carriera artistica di
Kent Hilli prosegue con impressionante continuità, e ci consegna un altro esempio di cristallina sontuosità
adulta … a questo punto, cari
chic-rockers là fuori, sapete cosa fare.
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