Terzo album per gli irlandesi Cruachan ed il loro particolarissimo celtic metal, ancora in cerca di affermazione in Europa e nel resto del mondo. Non che i Cruachan ne abbiano bisogno visto che in patria sono conosciuti alla stregua degli U2 ma in questo "Folk-Lore" possono trovare elementi più che interessanti anche coloro che come noi sono estranei alla cultura della bella isola verde. Il paragone con gli Skyclad vien da sè, eppure i Cruachan ne rimangono a mio avviso ben distanziati, proponendo una musica meno complicata e più diretta, solamente incernierata sui classici "tunes" irlandesi e sulle melodie popolari celtiche, coadiuvate da flauti medievali ed altri strumenti non propriamente "metal", come il mandolino o il banjo, sui quali la voce della splendida Karen Gilligan va a disegnare a perfezione le novelle che i Cruachan ci raccontano con estrema poesia, accompagnata come sempre dai perfetti inserimenti vocali di Keith Fay, leader tuttofare della band. Dai brani più aggressivi come "Bloody Sunday" o la stupenda "Ossian's Return" che ci rimandano agli esordi decisamente più violenti degli esordi, si passa senza difficoltà al folk 100% di "The Rocky Road to Dublin" o alla sognante "Death of a Gael" interpretata magistralmente da Karen, fino a giungere all'hit definitivo che ha spopolato in patria, ovvero quella "Ride On" cantata insieme a Shane MacGowan dei The Pogues (che appare anche su "Spancill Hill") che potrebbe benissimo essere un successo internazionale data l'incredibile bellezza e leggiadria di questo brano di Jimmy MCCarthy, protagonista dell'Heineken Festival di Dublino dell'anno scorso. Un disco, una gemma di una rara purezza che ha bisogno della vostra massima attenzione per farvi rapire da essa, magari ascoltandolo al buio o in cuffia.
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