Prima prova sulla lunga distanza per i nostrani Ultima dopo l'EP di debutto intitolato "
Meritamun" che ne aveva dimostrato le primigene potenzialità.
In realtà il nuovo "
Bloom the Ego" affronta già nuove dimensioni ed approcci, conferendo agli
Ultima un sound basato su un djent di matrice progressiva, in un continuo altalenarsi tra partiture più estreme ed aggressive e delicati interludi (vedi i primi momenti di "
I Won't Hide") conditi quando da momenti acustici quando da contaminazioni elettroniche e supportati da clean vocals, anch'esse ovviamente alternate ad un growl piuttosto aspro ed efficace.
Come quasi sempre accade in occasione del debutto gli aspetti da migliorare sono molteplici ma le premesse sono confortanti: a parte una manciata di brani che convincono sin dal primo ascolto ("
Wolves" e "
Kids" su tutti) c'è bisogno di una maggiore cura e naturalezza nel legare le diverse sfaccettature degli Ultima in quanto a volte i tagli appaiono troppo estremi ed incollati l'un l'altro, mentre a livello vocale se la parte estrema convince appieno quella dedicata alla voce pulita è meno incisiva, troppo esile ed incerta, forse anche a causa di una produzione (ad opera di
Fabrizio Gesuato agli Inverno Studios) che seppur di buon livello poteva arricchire e "coprire" maggiormente le linee vocali.
Tolto il dente e tralasciando qualche pezzo più carente come "
Four Mornings", fin troppo cervellotica e spuntata, rimane una buona prova di fondo che denota molta creatività e fantasia, un carattere roccioso ed arcigno negli schemi più pesanti (ma affascinante anche l'interludio elettronico "
Mammoth") ed una preparazione tecnica, come spesso accade nelle formazioni che affrontano questo genere, decisamente superiore alla media.
Se son rose fioriranno, come recita il titolo di questo disco, insieme al loro ego.
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