Dopo il bellissimo
"With a Last Exhale", pubblicato a febbraio in formato fisico ma uscito nel 2022 in edizione digitale, torna
Solus Grief, sempre per la
Purithy Through Fire, con il nuovo
"What If This Was Everything", un album in grado di confermare, alle mie orecchie, tutto quello che di positivo era stato fatto con il debut.
La one man band di
Peregrinus ci offre, nuovamente, un concentrato di oscurità, malinconia, melodia e gelo assoluto, come accaduto sull'album precedente, ma questa volta l'artista norvegese da maggior risalto al lato grezzo e violento di un progetto che, lontano dal classico DSBM, è in grado di spaziare su uno spettro espressivo molto vasto, inglobando, all'interno di quattro lunghe composizioni, atmosfere ed umori diversi provenienti dal classico Black Metal dei primi anni '90, dal Doom degli anni '80, dal Rock di matrice gotica, passando per soluzioni vicine al Death dei primi Katatonia, ed "affogando" il tutto sotto una coltre di nera depressione che non lascia filtrare nessuno spiraglio di luce.
Solus Grief è l'urlo del dolore, ma la sua musica, come già ricordavo per "With A Last Exhale", è dannatamente personale e molto lontana dalle tante uscite simili che popolano il mercato in quanto
Peregrinus riesce a creare una magica alchimia di elementi diversi, senza perdere mai di vista il concetto stesso di metallo nero che, come un serpente, rappresenta la spina dorsale di un lavoro rabbioso, ruvido, mortale ma, anche, ricco di inattese melodie che garantiscono brividi di piacere lungo la pelle, mentre la nostra anima viene tormentata, e duramente ferita, dalle urla disumane del leader e dagli strumenti che, tutti assieme, soffiano sul nostro dolore come la più devastante delle tempeste.
"What If This Was Everything" è una esperienza quasi purificatrice, rarefatta, e manifestazione del cuore ferito di un artista capace di trasformare in note, come se fosse facile, tutta la sua angoscia e tutta quella di un mondo intero in un tortuoso percorso musicale che, ancora una volta, vi penetrerà sotto la pelle e vi lascerà persi in un labirinto di schegge folli e tormentate.
Di nuovo, la malinconia si erge ad arte.
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