Dei norvegesi mi era sconosciuta l’esistenza ma era giustificata perché la formazione nata nel 2009 giunge al debut autoprodotto solo dieci anni dopo ed ora arriva il secondo sotto l’egida della nostrana
Dusktone.
C’è da dire che il disco in questione è composto da pezzi quasi tutti cadenzati, cantato in lingua madre e con degli sprazzi melodici come nella titletrack.
A dare più corpo al frontman ci pensano dei cori intervenendo nel chorus e a volte si ha la sensazione che il quartetto sia influenzato dai
Satyricon dell’età di mezzo, epoca “
Volcano” e “
Diabolical Now” tanto per intenderci.
Un risultato carino, ma il black metal non deve risultare “carino”, discreto secondo album che però morde invero poco.
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