Toh, ma guarda un po’ chi si “risente” …
Edward Green non è altri che quel ‘
Falcon Eddie’ che tra la fine degli anni ottanta e i primi novanta con i suoi Phantom ha tenuto alta la bandiera del
power-metal americano attraverso tre
album di prego (il mio preferito è il debutto “
Dead or alive”).
Dato personalmente per “disperso”, lo ritrovo con piacere oggi nei
Nova Skellis, con cui, in cooperazione con il chitarrista italiano
Alex Spalvieri (ex-Hellblaze, ex-Necromant, ex-Bad Moon Caravan) e il batterista tedesco
Jörg Quaquil, riprende con rinnovato vigore il “discorso” intrapreso con la suddetta
band andando a titillare le “papille gustative” dei molti estimatori di Judas Priest, Fifth Angel, Vicious Rumors, Obsession e Dio.
In “
Life amongst the damned” non troverete dunque nulla di “nuovo”, ma se cercate una cinquantina di minuti di sferzante e abbastanza variegata siderurgia sonora, prodotta da una
multinazionale del metallo assai affiatata e compatta, direi di indirizzarsi tranquillamente verso quest’
operina carica e potente, che invade i sensi con una
title-track intenzionata a “non fare prigionieri”, soprattutto tra i
fans del mitico
Ronnie James.
Rilevando fin dall’atto di apertura le eccellenti condizioni di forma di
Green, è poi facile acquisire ulteriori conferme della sua inalterata
verve espressiva anche dalla successiva “
Gods to strike you down”, un brano parecchio coinvolgente, che alterna strappi furiosi a porzioni pulsanti e solenni.
A “
Fall in line” va assegnata la palma di primo vero “
HM Killer” della raccolta, appellativo meritato grazie al clima fortemente evocativo pilotato ad arte dal
vocalist statunitense, coadiuvato da una sezione ritmica tellurica (ospite al basso
Tomás Kittsteiner) e al bisturi a sei corde gestito sapientemente dal “nostro”
Spalvieri.
L'
anthem strisciante “
Wicked child” lascia poi il posto ai sinistri presagi alimentati da “
Morrigan’s rede” (ancora una volta destinati ai tanti “orfani” di
Mr. Dio) e alla “ronzante” sollecitudine di “
Skull full of bees”, seguita dal seduttivo
groove seventies di “
Something wicked this way comes”, non lontano da certi
Priest e altra piccola “perla” del disco.
L’affascinante discesa nelle tenebre delineata da “
All the comfort of the graveyard” aggiunge i Black Sabbath all’elenco dei nobili numi tutelari, e se “
Mother, May I?” è un piccolo uragano metallico tra
USA e Regno Unito, “
Once upon a time” pone fine alle ostilità con un misto
Dio / (primi) Queensryche non pienamente a fuoco e lievemente prolisso.
“
Life amongst the damned" è quindi un albo da raccomandare a tutti i fieri sostenitori del “metallo pesante” più schietto e privo di tante diramazioni stilistiche, una materia che i
Nova Skellis dimostrano di saper governare con buongusto e innata cognizione di causa …
ah, quasi dimenticato, impossibile non concludere questa disamina con un messaggio particolare per ‘
Falcon Eddie’…
welcome back man!