E così anche i
Lion, in questi anni di poca memoria, se non quella digitale, sono finiti fuori dalle retrospettive odierne. Ed è un male visto che la formazione poteva contare su due veri e propri assi come il cantante
Kal Swan ed il chitarrista
Doug Aldrich.
Kal, prima di trasferirsi a Los Angeles, è stato in madrepatria, ovvero l'Inghilterra, un protagonista della scena nwobhm con i bravissimi
Tytan, sfortunata band che si è vista pubblicare il suo unico album ("
Rough Justice") quando si erano già sciolti; un vero peccato perché nella band sono passati il bassista
Kevin Riddles degli
Angel Witch, il chitarrista
Steve Mann (
Liar,
Lionheart e
MSG), il batterista
Dave Dufort (ex Angel Witch) e un altro chitarrista,
Gary Owens ( x
A II Z) e "
Rough Justice" è un album davvero imperdibile per i fans del genere.
Quindi, come detto, il trasferimento di Kal a Los Angeles e la nascita dei Lion con un inizio travagliato, perché il debutto, "
Power Love", non viene preso in considerazione dalle grandi case discografiche e il lavoro viene pubblicato solo in Giappone nel 1986. È con il successivo "
Dangerous Attraction" che i Lion si impongono all'attenzione della critica, e grazie all'interessamento della
Scotti Bros che però non supporta l'album in modo adeguato. Album eccellente caratterizzato dall'acuta voce di Kal, i vigorosi riff chitarristici di Doug ed i tellurici ritmi di batteria di
Mark Edwards (ex
Third Stage Alert).
L'album è ritenuto un classico del periodo e che ai giorni nostri trova responso nella ristampa della Rock Candy; cosa che non si può dire per "
Trouble In Angel City" che sembra scomparso dai radar, ma che in realtà è un album altrettanto eccezionale, fatto della medesima pasta di "Dangerous Attraction". Si tratta di uno strepitoso concentrato di class metal californiano calibrato sulle frequenze
Whitesnake a metà strada tra "
1987" e "
Slip Of The Tongue". Si passa dallo stentoreo riff di "
Come On" che si erge gigantesco con un coro perfettamente allineato, ai fendenti metallici di "
Lock Up Your Daughters", un uptempo di pregevole fattura, per arrivare a "
Can't Stop The Rain" in piena zona Whitesnake "1987" con strofe e refrain a pieni polmoni, mentre "
Love Is A Lie" riparte con il suo hard rock in your face.
Quello che sorprende dell'album è l'estrema compattezza di tutti i brani, con riff memorabili; un altro è senza dubbio quello di "
Stranger In The City", o come in "
Hungry For Love" che per l'urgenza sembrano gli
Ac/Dc che suonano metal californiano. Sound che diventa addirittura debordante (in senso positivo) in "
Forgotten Sons" che possiede chitarre galoppanti a briglia sciolta.
Non un attimo di stanca per un album dal songwriting eccellente, speriamo che questo (Good)
Trouble In Angel City venga prontamente ristampato per uscire dall'oblio, come successo con il predecessore.
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