L'idea dei
Rozario viene al cantante David Rosario (viva la fantasia) a cavallo della pandemia, quando comincia ad assemblare una band che sia in grado di cantare le canzoni che compone. Inizialmente un trio, i nostri registrano un demo, poi il
coviddi blocca un po' tutto, ma paradossalmente dà tempo alla band di definirsi nei componenti e nella direzione stilistica, fino a questo debut album, intitolato epicamente "
To the Gods We Swear". E allora mi chiederete, golosi lettori, è il titolo emblematico del contenuto? Beh, la risposta netta e scevra da MA è
sì, questo è un album di heavy metal che vuole essere fiero ed epico, anche nei momenti non necessariamente lanciati a mille all'ora ("
Born Again", per esempio), in cui comunque si cerca quel senso di drammatico ed ineluttabile che fu dei migliori Virgin Steele (parliamo quindi di circa 800 anni fa). Quello che forse gira meno bene, al netto di un chitarrismo funambolico e godevolissimo, è proprio la voce del signor Rosario, forse un po' troppo sguaiata e fuori controllo. Ma mi rendo conto benissimo che qui è una scelta stilistica: su questo album non c'è un goccio di auto-tune, né di qualsiasi altro orpello moderno di pulitura e levigatura musicale; dirò di più, il purista del metallo Conan-istico me lo apprezzaerà proprio per questi motivi: "
To The Gods We Swear" trasuda convinzione, epicità, amore puro per l'heavy metal primigenio, non sozzato da dinosauri gonfiabili e culi al vento. Consigliato a chi è rimasto puro di cuore.
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