Copertina 6

Info

Anno di uscita:2023
Durata:32 min.
Etichetta:Inverse Records

Tracklist

  1. THE NEW HORIZON
  2. DREAMDEAD
  3. TO THE SUN
  4. UNDER THE VEIL OF SEA
  5. EMOTIONAL TRIALS

Line up

  • Antti Lauri: guitars (lead)
  • Jarkko Lunnas: drums
  • Kalle Niininen: guitars (rhythm)
  • Asim Searah: vocals
  • Jaakko Nikko: bass

Voto medio utenti

Terzo album in studio, intitolato The New Horizon e marchiato Inverse Records, per i finlandesi Damnation Plan, provenienti da Espoo (località nota per essere la città d’origine degli indimenticabili Children Of Bodom).
La band, spogliatasi ormai completamente degli abiti groove-melodic death degli esordi, ha totalmente abbracciato sonorità progressive, a tinte dark-gothic.

The New Horizon, sin dall’iniziale title-track, sembra descrivere, con le sue melodie avvilite, racchiuse all'interno di una solida cornice metallica, un oceano di emozioni oscure in cui l’ascoltatore, suo malgrado, si trova costretto a nuotare, cercando di rimanere faticosamente a galla, visto che, la densità della marea, si ingrossa incessantemente, man mano che il brano scorre.
Il disco prosegue piacevolmente e senza intoppi, in corrispondenza di tracce come Dreamdead e, parzialmente, in Under The Veil Of Sea, che sembrano voler ricalcare lo stesso copione della opener, trovando un giusto equilibrio tra musicalità e ruvidezza.
Fin qui tutto bene.
Tuttavia, i Damnation Plan commettono il grave errore di farsi attrarre troppo dal fascino oscuro delle atmosfere, iniziando cosi a giocare col fuoco e finendo inevitabilmente per scottarsi!
L'ago della bilancia infatti, comincia pian piano a pendere sensibilmente verso il lato melodico-emozionale, a scapito di quello tecnico-strutturale, facendo perdere incisività ai brani e tendendo ad appiattire le composizioni.

The New Horizon, a conti fatti, è un disco che lascia parecchio amaro in bocca, non solo per la malinconia delle sue trame melodiche.
L’album avrebbe meritato miglior sorte, considerando che al suo interno ci sono numerosi spunti interessanti, che però andavano sviluppati meglio. Se, ad esempio, la band finlandese, anziché giocarsi tutte le sue carte sulla creazione di atmosfere plumbee, avesse badato un pò di più alla sostanza, ricordandosi magari dei suoi graffianti esordi, o se avesse sfruttato maggiormente le due chitarre a disposizione (Antti Lauri e Kalle Niininen), che avrebbero potuto (e dovuto) mordere di più, allora avremmo avuto un disco indubbiamente migliore, invece che un lavoro appena sufficiente di cui, viene lecito chiedersi, quanto resisterà all'impietosa prova del tempo?

Ma è inutile recriminare su ciò che poteva essere e non è stato. E’ andata cosi, peccato!


Recensione a cura di Ettore Familiari

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