I portoghesi
Mons Veneris sono in attività da vent'anni nel sottobosco underground extreme con decine e decine di uscite diverse, spaziando da black al sapore di muffa, al black/thrash più tagliente, fino ad arrivare al dungeon synth nelle loro releases più atmosferiche.
Va da se che è impossibile conoscere tutta la produzione di questa one man band, che tiene celata la sua identità, e farsene, dunque, una idea precisa: quello che è certo è che anche il nuovo
"Excesses of Perpetual Gloom", un maxi single di tre pezzi per 24 minuti che precede l'uscita del nuovo full lenght, appartiene al novero delle uscite assolutamente, e volutamente aggiungo io, di nicchia, quelle uscite cioè da "completisti" a tutti i costi del black metal più oscuro e malato che ci sia in giro, senza che questa cosa voglia significare, anche, qualità.
Non che questo album sia da buttare, ma il suo mix di Xastur (richiamato nei suoni e nelle evoluzioni sonore), costruzioni minimali, vocals declamatorie e scream selvaggio, produzione lo-fi (ma non troppo), atmosfere da grotta umida e puzzolente, non risulta essere particolarmente originale sebbene, qui e la, emergano partiture più interessanti, soprattutto quando i ritmi rallentano ed i
Mons Veneris riescono nell'intento di risultare davvero mortiferi.
Per il resto,
"Excesses of Perpetual Gloom" è un puro esercizio di stile ed un segnale che, nel 2023, c'è ancora chi vive di sonorità antiche e distanti anni luce da qualunque velleità di "notorietà".
Di certo da premiare la dedizione, sul resto, stonature di chitarra comprese, lasciamo che sia la notte a calare e ad avvolgere tutto.
Senza voto necessario.
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