Gli
Helgrindur sono un five pieces teutonico che con questa omonima ‘opera’ segnano il loro ritorno sulle scene dopo sei anni dall’esordio
‘Von Einst’ ... dando un’occhiata rapida a biografia e foto promozionali si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad una fun band, dove per ‘fun’ si intende il significato più intimo del suonare, ovvero suonare per divertimento la musica che si ama senza prendersi troppo sul serio e non avendo alcuna aspirazione commerciale ... in fondo quando ci si dedica ad una sorta di pagan-folk-black metal, è difficile pensare di poter sbancare il lunario con la propria arte e, una volta arrivati alla fine di questi quasi 48’ di musica si ha la conferma che la band difficilmente uscirà mai da questo ‘status’ ... La musica proposta dagli
Helgrindur potrebbe ricordare una sorta di
Korpiklaani leggermente più pagan e meno folk, dove la componenete più propriamente black è lasciata a poche sporadiche accelerazioni. La ricerca della melodia e del bilanciamento tra gli elementi citati è un po’ il succo della loro proposta e diciamo che la band sa barcamenarsi bene tra questi stili, quello che però impedisce di valutare in maniera più entusiastica la proposta è una certa ingenuità compositiva che fa si che l’album non spicchi mai il volo, ma che alterni momenti in cui si drizzano le orecchie (pochi) con altri in cui vorremmo tapparle (la maggior parte) anche all’interno di uno stesso brano (
'Windmuhle’ ne è un valido esempio ) ... buone melodie fuoriescono qua e la nell’album, ma, complice anche delle vocals, non propriamente epocali, e un po’ sofferenti nelle parti pagan-clean,
'Helgrindur' non può che essere un album riservato solo ai patiti più oltranzisti del genere, per gli altri sarà dura riuscire a trovare qualcosa di interessante ...
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