Secondo album per i francesi che riportano alla ribalta il black metal sinfonico di metà anni novanta.
Per certi versi mi ricordano per certe sfumature sonore i
Dimmu Borgir di metà carriera, ma più solenni.
Certo qualcuno mi dirà che ormai questo genere è passato di moda, ma proprio per questo vuol dire che adesso ci sono formazioni interessanti dopo troppa fuffa precedente.
Questi transalpini hanno ispirato il loro lavoro ai poemi di
Andrew Joron e
René Daumal e si nota che hanno studiato bene, perché qui i dettami della fiamma nera sono rispettati.
Questo lavoro è intriso, pervaso di emozioni oscure, attacchi all’arma bianca con tecnica esecutiva impeccabile; la produzione potente da risalto alla magniloquenza di alcuni passaggi che rendono il suono melodico ma senza per questo diminuire l’impatto malsano dello stile.
Basti per esempio citare la lunga traccia “
A la néante” di poco più di dieci minuti di su e giù ritmici, con le chitarre e le tastiere che procedono di pari passo con le voci aggressive, fiere ma che rendono bene anche nelle parti pulite questo pathos che permea l’intero lavoro.
Qua non ci sono forzature o concessioni a là page per fare felici gli influencer che fanno i cattivi con le magliette metal estreme ma mai che sappiano chi siano i
Thy Serpent o gli
Old Man’s Child tanto per fare due esempi, promossi su tutta la linea.
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