Lontanissimi da ogni forma di compromesso o inutile fronzolo, esattamente come la loro proposta musicale, tornano a devastare i nostri padiglioni auricolari gli americani
One Master che, con il loro quinto album, intitolato
"The Names Of Power", ci offrono l'ennesima "lezione" di USBM suonato secondo tradizione, o nel "vecchio modo" come piace dire al gruppo stesso.
I sei brani dell'album, basati sulla teoria occulta del potere del linguaggio, risultano essere estremi in ogni loro anfratto, chirurgici nel loro suono nitido e quasi senza anima, sparati a velocità micidiali, come da modus operandi del gruppo, ma anche attenti, e qui c'è una novità, all'uso di imprevisti mid tempos ed al ricorso a parti arpeggiate, il tutto unito in un'unica colata di metallo nero che non guarda in faccia a nessuno e che non si piega a nessuna moda o banalità.
Poche le melodie, poche le ricercatezze, pochissimi i momenti di "riposo":
"The Names Of Power" è pura distruzione in musica, è un masso enorme di nero assoluto che viene scagliato sugli ascoltatori come se i Marduk più feroci avessero smarrito ogni forma di residua umanità e riversassero sul mondo un odio atavico e senza volto.
Questa è musica
estrema per palati estremi.
Prendere o lasciare.
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