Comunque la si pensi, a
Jason Newsted va riconosciuta un'integrità umana (ed artistica) più unica che rara. Provate voi a mollare di punto in bianco la più remunerativa band al mondo, i
Metallica, ed a mettervi in proprio partendo praticamente da zero. O quasi. Nel documentario "
Some Kind Of Monsters", girato durante la lunghissima gestazione di un album improponibile come "
St. Anger", i tre rimasti accusano il colpo del distacco da Jason. Il quale si rifiuta persino di incontrare Lars e Kirk nel dopo show della band di cui, all'epoca (2002 o giù di lì), aveva sposato la causa: gli
Echobrain. Alla decisione di affidarsi ad uno psicoterapeuta per tenere incollati i pezzi di un gruppo allo sbando, Jason risponde così: "
siamo il più grande gruppo heavy metal al mondo e non riusciamo a superare questo?".
A Newsted stanno evidentemente stretti i panni di quello che sono diventati i Metallica, ormai più un fenomeno di costume che una realtà artistica. Decide quindi di ricominciare dal basso, dall'underground: prima con i già citati Echobrain, poi entrando nei
Voivod, e finanziando di tasca propria un bellissimo album come l'omonimo del 2003. Si parla di un milione di dollari, tra produzione e promozione, per rilanciare la carriera di una delle entità più bizzarre e talentuose della scena. E se ancora oggi si parla di loro, buona parte del merito va sicuramente ascritta a Jason. La collaborazione con i canadesi proseguirà per altri due lavori, ben meno soddisfacenti come "
Katorz" ed "
Infini", ma questo è un altro discorso. Certo, con i soldi guadagnati e "guadagnabili" (grazie ai diritti d'autore) dei suoi dischi coi Metallica, Newsted potrebbe campare di rendita, eppure la sacra fiamma della musica non si spegne a suon di dollaroni sonanti. Così, nel 2013, decide di mettere in piedi un nuovo quartetto a proprio nome, ingaggiando
Jesus Mendez (batteria) ed i chitarristi
Mike Mushok e
Jessie Farnsworth. Il titolo del disco è talmente semplice da non lasciare dubbio alcuno sul suo contenuto, ovvero "
Heavy Metal Music".
Le dichiarazioni di Newsted risultano altrettanto chiarificatrici: "
è un modo per identificare al volo quello di cui stiamo parlando. Qualcosa che sia chiaro a tutti, indipendentemente da che lingua si parli. Uno saprà cosa aspettarsi oltre ogni più ragionevole punto di domanda". Altro che il motto "
distruggeremo il mondo heavy metal dall'interno" (citazione Lars Ulrich) ai tempi dei vari "
Load" e "
Re-load": due punti di vista diametralmente opposti, la cui conclusione non può che concludersi con una fragorosa separazione. Sempre che si sia dotati della coerenza e del coraggio di Jason, s'intende.
"
Heavy Metal Music" non è un disco perfetto, eppure canzoni come "
Heroic Dose", "
Soldierhead" e "
As The Crow Flies" vanno dritte a quel "punto" che troppo spesso i Metallica hanno aggirato per vie trasversali, prima che ritrovassero un minimo di dignità grazie a "
Death Magnetic". La voce roca e "tirata" di Newsted è perfetta per raccontare storie di rabbia ancestrale come "
King Of The Underdogs", sicuramente uno degli highlights più significativi di un disco dai toni cupi ed oscuri, senza mai dimenticare quella vena "epidermica" che è un patrimonio universalmente riconosciuto alla "heavy metal music" stessa. Non mancano neppure suggestioni
Black Sabbath mixate inaspettatamente (e sapientemente) ai Voivod, tipo nella conclusiva "
Futureality" o in "
Ampossible". Quasi una dichiarazione di intenti e di amore stilistico nei confronti delle due band, poste a testamento di un album riuscito sotto ogni punto di vista.
Della produzione, ottima, si occupa personalmente Jason, che sicuramente non può più essere definito "the new kid in town"; eppure palesa la medesima attitudine "pura" dei tempi
Flotsam & Jetsam, al di là delle ovvie differenze qualitative col capolavoro "
Doomsday For The Deceiver". E mentre "i corvi volano" ancora alto, le nubi che si addensano sulla testa di Newsted scrosciano abbondanti dosi di orgoglioso heavy metal. Heavy metal, ripeto: né più, né meno.
Unico rammarico del disco? Per quanto mi riguarda, che non abbia avuto un seguito.