Sortilege - Larmes de Héros (reissue 2023)

Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:1986
Durata:46 min.
Etichetta:High Roller Records

Tracklist

  1. LA HARGNE DES TORDUS
  2. CHASSE LE DRAGON
  3. LE DERNIER DES TRAVAUX D'HERCULE
  4. QUAND UN AVEUGLE RÊVE
  5. MOURIR POUR UNE PRINCESSE
  6. LA MONTAGNE QUI SAIGNE
  7. MARCHAND D'HOMMES
  8. MESSAGER
  9. LA HUITIÈME COULEUR DE L'ARC-EN-CIEL

Line up

  • Daniel Lapp: bass
  • Bob Snake: drums
  • Stéphane Dumont: guitars (lead), songwriting
  • Didier Demajean: guitars (rhythm)
  • Christian Augustin: vocals, lyrics

Voto medio utenti

Un buon riscontro in patria, con tanto di apertura alle date parigine di Samson e Def Leppard e pure un’incursione fortuita nel suolo Germanico con la versione internazionale dell’album d’esordio: per i francesi Sortilège le cose sembravano andare davvero molto bene poco prima di realizzare il loro piccolo, ma allo stesso grande gioiello dal titolo “Larmes de Héros” (“Hero’s Tears” oltre i patri confini) uscito nel 1986 e che chiude questa trilogia.
Storia non a lieto a fine visto che il destino ha dato un tristissimo due di picche al gruppo francese e, come detto nella recensione dell’Ep omonimo, per più di tre decadi di questi guerrieri dell’Heavy Metal non si seppe più nulla, se non qualche stentorea reunion.
Un vero peccato, perché l’ultimo capitolo degli ‘80s ci fa vedere come il gruppo avrebbe potuto continuare su alti livelli.

Addentriamoci nelle spire musicali di questa ennesima chicca ristampata dalla HRR: come ho spoilerato nel disco dell’84, questi metallari francesi avrebbero seguito un sentiero più melodico e la cosa si è tradotta in uno stile smaccatamente più evocativo.
La musica si stratifica di più, le strutture sono un filo più complesse con tanto di piccole parti pseudo acustiche e atmosferiche, la melodia aumenta ed essa viene sviluppata meglio.
Con “Larmes de Héros” si abbraccia in maniera definitiva l’Epic Metal, rendendo la personalità dei Sortilège ancora più forte e caratteristica: anche perché gli assoli di chitarra si prendono ancora più spazio (come facevano i mai troppo lodati Manilla Road, Mark “The Shark” Shelton eroe musicale mai troppo celebrato!), ogni tanto si strizza l’occhio al medio oriente e le piccole incertezze sull’uso dell’idioma francofono vengono spazzate via di colpo.

La lunga mano di Rainbow e Heavy Load arrivò qui e consentì un ottimo equilibrio tra l’impatto roccioso dell’Heavy Metal e le aperture melodiche epiche e gloriose disseminate a pioggia.
Un gioiellino di Metal eroico e baldanzoso da parte di un gruppo che avrebbe meritato un'altra storia.
La High Roller Records ha un certo fiuto, ammettiamolo, e per l’ennesima volta dimostra che anche certi gruppi di “serie b” (per quanto concerne la fama e il successo commerciale) a suo tempo hanno dato nel loro piccolo un’importante contributo alla scena Metal locale e non.

Recensione a cura di Seba Dall

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