Ambiziosa prima realizzazione dei Walhalla, band bergamasca che con "Rising Through The Past" si propone con oltre 70 minuti di musica, suddivisi tra una lunga serie di brani ed intermezzi, che vanno a formare un unico concept album.
Come ho già avuto modo di dire in casi analoghi, probabilmente è stato fatto un passo più lungo della gamba. Diverse, infatti, le ingenuità presenti nelle composizioni, dove emergono con chiarezza anche le influenze alla base del loro sound, ed il tutto con risultati altalenanti. La proposta musicale, un power metal tra l'epico ed il sinfonico, con chiari influssi da parte della NWOBHM, avrebbe poi necessitato di una produzione migliore di quella presente su "Rising Through The Past".
Fatto l'elenco di difetti, andiamo a cercare gli aspetti positivi. Sicuramente non manca loro il coraggio ed ci propongono qualche spunto apprezzabile. I Walhalla sembrano avere poi una buona propensione alle melodie ed a chorus avvincenti. Hanno anche un discreto impatto, come ad esempio si avverte su "Atlantis", che ha un buon tiro, un po' alla Running Wild. Luci ed ombre invece su "We Feel Tired" dove a delle interessanti parti strumentali si contrappongono delle linee vocali non sempre equilibrate, e per dirla tutta, il refrain è proprio mediocre. Evidente il rifarsi alla NWOBHM su "Iced Flame" (spiccatamente dedito al sound degli Iron Maiden) e sulla più speedy "Dying Today". Peccato che nel mezzo ci piazzino "The Last Breath", un non riuscito assolo di basso (almeno sembrerebbe...) dall'orientamento manowariano. Buona la resa di "Rainbows & Unicorns", dalle atmosfere power al passo con gli standard attuali del genere e con notevoli spunti tecnici. Ancora power, stavolta dai marcati toni celtici e teatrali, con "Blinded by Glory". Peccato che quanto fatto di buono con questo brano non sia replicato dalla melensa "Angel", dove si mettono in risalto i limiti vocali di Matt. Introdotta dal cozzare di spade ecco "Shadows of crusade", un pezzo che ricorda gli Elvenking meno heavy, qui troviamo anche una guest vocalists, peccato che sulle parti più alte riemergano le incertezze di Matt. Brani speed, power, una ballad, spunti epici e celtici... mancava una bella trilogia: ecco così "Holy Pyramids", veloce la prima parte, incentrata su un arpeggio tipico degli ultimi Maiden la seconda, ed infine spazio ad atmosfere di stampo helloweeniano. A questo punto non rimane che la conclusione del CD, con la corale "The Endless End".
La mia sensazione è che i Walhalla debbano solo fare delle mosse più accurate e misurate, e magari rivedere anche un monicker davvero inflazionato e quindi poco distintivo, per attirare l'attenzione degli ascoltatori e degli addetti ai lavori.
Per ora si fanno notare sopratutto per l'impegno e per aver lasciato intravedere quello che sembra un buon potenziale. Sufficienza di stima.
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