Stavolta voglio essere buono, perché gli albionici sono una band al debutto e quindi non sarebbe giusto calcare troppo la mano.
Ma le cose vanno dette; formalmente questo primo album è formalmente impeccabile, registrato e prodotto bene, la tecnica è buona, ma c’è un difetto grosso come una casa che per ora non gli permette di distinguersi dalla marea di band che affolla il mercato del metal estremo, ovvero la mancanza di personalità.
Qui abbiamo una formazione devota agli svedesi
Watain, mi è sembrato persino ascoltare le stesse progressioni, certe influenze e dinamiche, basta sentire brani come “
Beyond the gates” o “
The serpent’s rise” per sentire la scuola svedese death/black metal come preponderante.
Buona la quinta traccia “
Damnation’s black winds” che ha un bel passaggio dinamico e fluido tra parti veloci e quelle più cadenzate e pesanti, con uno screaming rasposo e voce pulita nel chorus in aggiunta un bel solo di chitarra.
La volontà di fare qualcosa di buono c’è, ma devono smarcarsi dall’ombra della band guidata da
Erik Danielsson, per ora solo sufficiente, aspetto i prossimi sviluppi.
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