I
Vambo sono la risposta affermativa a tutti quelli che si chiedono se il “rock classico” può ancora essere, nel 2023, un’entità musicale raffinata, vitale e intelligente.
Il loro secondo
album, didascalicamente intitolato “
II”, dimostra altresì, arrivando all’aspetto più importante dell’intera questione, che attingere alla tradizione non significa necessariamente proporre qualcosa di noioso, ridondante, eccessivamente prevedibile, e che gli insegnamenti di venerabili del calibro di Led Zeppelin, Queen, Trapeze, Aerosmith, The Sweet, Blue Oyster Cult e
Sly Stone possono essere incanalati nella “contemporaneità” senza ripudiarli in maniera definitiva.
Nasce così un disco dinamico, divertente, nervoso, magari non proprio “rivoluzionario” ma certamente di gran classe, variegato nelle soluzioni sonore e comunque sempre piuttosto coinvolgente.
Una “roba”, insomma, che ricorda in qualche modo l’approccio di Wolfmother, Rival Sons e The Raconteurs, con cui i nostri condividono lo spirito creativo applicato alla nobile materia, per un effetto sensoriale davvero sorprendente e appassionante.
Non c’è l’ombra di fastidiosa retorica nei trequarti d’ora abbondanti di un’opera che si presenta con il
riff e le pulsazioni avvolgenti di “
Minute of madness”, capace di incorporare al suo interno contagiose e oblique stratificazioni vocali.
Con “
Love, sin and fire” il clima si fa più scuro, esotico e “cosmico”, ma se cercate qualcosa di veramente ipnotico affidatevi pure con fiducia a “
Sweet Christine”, un arazzo di voci e suoni che porterà la vostra mente a viaggiare su una nuvola di soffice straniamento emotivo.
A riportarvi sulla terra ci pensa poi “
Hey Willy”, un
hard-blues più rigoroso e tuttavia non scontato, seguito da una “
Take my hand” che celebra in maniera esemplare gli
Zeps “etnici”, con quell’irrequieto soffio “sinfonico” che rende il quadro complessivo estremamente sofisticato e affascinante.
Per tutti gli amanti del ballo arriva “
Shake it woman”, uno spavaldo
funk-rock ottimamente congeniato, mentre “
Worlds collide (struggle for power)” riprende a percorrere con fierezza e personalità le strade dell’
hard-rock ad ampio respiro, al pari di “
Holy lights”, caratterizzata da una melodia quasi
AOR e da un tocco
psych che la rendono catalizzante.
L’andamento concitato e incalzante di “
This is your life” non farà nessuna fatica a infettare i sensi degli estimatori del genere, ammaliati quasi certamente pure da “
Oh” uno
slow “mistico” e solenne pregno di
pathos, e da “
Love candy”, che invece molto più pragmaticamente ripropone con buongusto i passionali dogmi dell’
hard-blues.
Posta a conclusione del programma, “
Shadows” condensa in quattro minuti tutte le migliori qualità espressive dei
Vambo, semplicemente straordinari, per eclettismo compositivo ed esecutivo, nel realizzare un mosaico sonico fatto di
groove terremotante, suggestioni mediorientali e magnetiche sovrapposizioni vocali.
“
II” scompone e ricompone gli immarcescibili suoni del
Rock, restituendoceli rinnovati pur nella loro venerabile riconoscibilità … affermare che tale risultato merita enorme complicità e considerazione è l’unica ovvietà che lo può riguardare.