Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2023
Durata:34 min.
Etichetta:Hells Headbangers Records

Tracklist

  1. DAMNATION IS IN THE BLOOD
  2. KILL AT A DISTANCE
  3. SAVAGE TORMENT
  4. EMBERS OF THE BURNING DEAD
  5. ROOM OF DEPRAVITY
  6. SUFFER THE FALLEN
  7. COMPULSIVE DEGRADATION
  8. IT WILL END IN DEATH

Line up

  • Brandon Gawith: Drums
  • A. Gillon: Guitars
  • D. Bloodstorm: Vocals
  • D. Maccioni: Guitars
  • Bo Remy: Bass

Voto medio utenti

Son passati ben cinque anni dalla pubblicazione del luciferino “Barbaric retribution”, il precedente lavoro degli australiani Cemetery Urn ed in questo lasso di tempo la band ha avuto/subito una mezza rivoluzione nella line-up nella quale sono rimaste le colonne Brandon Gawith alla batteria e il duo Dan Maccioni e Andrew Gillon alle chitarre.

Il terremoto interno non sembra aver portato a conseguenze spiacevoli, il quintetto col presente “Suffer the fallen” (terzo per Hells Headbangers) ci regala un degno, degnissimo successore di “Barbaric retribution” nel solco di quel death metal contorto e sofferente che vede assisi sul trono i grandissimi Incantation a dispensare sulfuree benedizioni.

In poco meno di trenttotto minuti i Cemetery Urn ci conducono per mano, come novelli Virgilio, in un viaggio nelle profondità dantesche, in un ipogeo pregno di oscurità e sofferenza in cui le coppie di asce Maccioni/Gillon sferzano senza pietà il nostro udito attraverso riff ipnotici e maligni mentre cavalcano ritmiche impietose.

L’altro punto di forza di “Suffer the fallen” risiede nella sua compattezza. La tensione si mantiene costante, e l’alternanza fra movimenti più compressi ed altri più dinamici rende la successione delle canzoni piacevole e per nulla stancante anche se, banalmente, possiamo dire che alcuni brani spiccano fra gli altri – vedi “Kill at distance”, “It will end in death”, “Savage torment” – e possono esser presi come manifesto della quinta fatica dei Nostri.

Ciliegina sulla torta – almeno per il sottoscritto – la copertina di Mark Riddick che impreziosisce un lavoro che non potrà che lasciarvi soddisfatti.

D’altronde quando il death metal old-school è fatto bene, si fa sempre centro.

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