Son passati ben cinque anni dalla pubblicazione del luciferino
“Barbaric retribution”, il precedente lavoro degli australiani
Cemetery Urn ed in questo lasso di tempo la band ha avuto/subito una mezza rivoluzione nella line-up nella quale sono rimaste le colonne
Brandon Gawith alla batteria e il duo
Dan Maccioni e
Andrew Gillon alle chitarre.
Il terremoto interno non sembra aver portato a conseguenze spiacevoli, il quintetto col presente
“Suffer the fallen” (terzo per
Hells Headbangers) ci regala un degno, degnissimo successore di “Barbaric retribution” nel solco di quel death metal contorto e sofferente che vede assisi sul trono i grandissimi
Incantation a dispensare sulfuree benedizioni.
In poco meno di trenttotto minuti i
Cemetery Urn ci conducono per mano, come novelli Virgilio, in un viaggio nelle profondità dantesche, in un ipogeo pregno di oscurità e sofferenza in cui le coppie di asce
Maccioni/Gillon sferzano senza pietà il nostro udito attraverso riff ipnotici e maligni mentre cavalcano ritmiche impietose.
L’altro punto di forza di
“Suffer the fallen” risiede nella sua compattezza. La tensione si mantiene costante, e l’alternanza fra movimenti più compressi ed altri più dinamici rende la successione delle canzoni piacevole e per nulla stancante anche se, banalmente, possiamo dire che alcuni brani spiccano fra gli altri – vedi “
Kill at distance”, “It will end in death”, “Savage torment” – e possono esser presi come manifesto della quinta fatica dei Nostri.
Ciliegina sulla torta – almeno per il sottoscritto – la copertina di
Mark Riddick che impreziosisce un lavoro che non potrà che lasciarvi soddisfatti.
D’altronde quando il death metal old-school è fatto bene, si fa sempre centro.
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