Gli
Scold's Bridle nascono dalla ferrea volontà del polistrumentista svedese
Oskar Romell di fare musica propria, così ha dato vita a questo progetto nel 2019 per giungere ora all'omonimo esordio discografico, che prende il via con "
Angel Maker" a riecheggiare "Enter Sandman" (che già di suo echeggiava "Tapping into the Emotional Void" degli Excel) dei Metallica, con quel suo passo lento, cupo e senza troppi fronzoli che caratterizza l'intero album, dove alla voce troviamo principalmente l'argentino
Mauro Elias, autore di una prova senza lode e senza infamia. Risultati migliori li ottiene invece lo special guest
Craig Cairns (Induction e Tailgunner) che fa prima capolino sulla vivace "
Zombie" e successivamente su "
Blizzard". Tuttavia non ci si può esimere dal puntare il dito nei confronti di un lotto di canzoni che vivacchiano all'ombra del "già sentito", prive di veri spunti e con poca verve, penalizzate da una registrazione ovattata e alquanto innocua curata dallo stesso
Romell e che fa scopa con l'andamento dei vari episodi, anche quando gli
Scold's Bridle cercano di darsi qualche scossone in più con "
Bloodbath of Heaven" e "
Black Inferno" o cedono alle tentazioni doomeggianti e in odor di Candlemass di "
Eternal Night" o di quella "
Liquid Love" dove ad affiancare
Elias si propone la connazionale
Martina Questa, vocalist dei Dreams of Eternity.
Spiace non poter promuovere questo album, soprattutto alla luce degli sforzi fatti da
Romell, e spero di non meritarmi la condanna a dover portare una mordacchia per questo mio proferire, ma per il futuro è necessario un deciso miglioramento, un po' su tutti i fronti.
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