Devo ammettere che attendevo con ansia questo nuovo album dei Seven Witches, soprattutto dopo aver letto la spettacolare line-up; oltre a Jack Frost, fondatore della band e attuale membro dei Savatage, troviamo alla batteria Brian Craig, noto per la militanza nei Destiny's End, e Wade Black, singer dei Crimson Glory di "Astronomica".
Un po' di amaro in bocca, invece, mi è rimasto già dopo il primo ascolto; sia chiaro, si tratta di un buon album, non lo si può mettere in dubbio, ma manca di quel qualcosa che mi permetterebbe di annoverarlo fra le migliori release degli ultimi anni. Spesso i Seven Witches vanno vicino a questo ambito titolo, specialmente con la bellissima opener "Metal Tyrant", ma altre volte, invece, ci spiattellano brani assolutamente anonimi. La voce spettacolare di Wade Black è spesso penalizzata da linee vocali prive di mordente che non riescono assolutamente a portare la prestazione del singer ai livelli altissimi dell'album con i Crimson Glory. Non voglio però immaginare come sarebbero state scariche canzoni quali "Salvation" o "Pain" se alla voce non ci fosse stato il grintoso Black. Il lavoro di Brain Craig alle pelli è limitato dalle strutture canoniche delle songs, basate per lo più su mid ed up tempos, ma ciò non impedisce al drummer di dimostrare ancora una volta il proprio enorme potenziale tecnico; unica pecca della batteria sono forse i suoni un po' troppo sintetici.
Questo "Xiled to Infinity and One" presenta momenti di indiscusso valore, come l'emozionante title-track, picco qualitativo dell'album, la trascinante "Anger's Door" e la fantastica "Eyes of an Angel". Purtroppo però tra questi pezzi si affacciano episodi inconsistenti come la risparmiabile "Warmth of Winter" e la già citata "Pain" che sminuiscono il valore di un album altrimenti eccelso. Chiude però il tutto una fantastica cover version del classico dei Grim Reaper "See you in Hell", dove alla voce, a duettare con Wade Black, troviamo niente meno che Joe Comeau degli Annihilator. Un lavoro, dunque, che ha purtroppo qualche pecca, ma che non deluderà sicuramente gli amanti delle sonorità più roccioso e legate alle origini dell'heavy metal. Si tratta di un decisivo passo in avanti rispetto ai due precedenti lavori che non potrà mancare ai fans della band, ma che potrà essere apprezzato anche da un più ampio numero di scalpitanti "headbanging men" pronti a spaccarsi le orecchie con un album di puro metallo sparato al massimo volume.
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