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Neal Morse con il secondo capitolo della saga su Giuseppe ed il suo mantello magico,
courtesy of la Genesi della Bibbia. E si riprende esattamente da dove si era arrivati, con il progredire della storia ed esattamente lo stesso stile musicale, per il quale vi invito caldamente a leggere la recensione del
Primo Capitolo, visto che la situazione non è cambiata di un millimetro. Anzi, se possibile, la formula trita e ritrita che ormai Neal esegue (bene, per carità, ma) col pilota automatico ha definitivamente stancato, e per un ascoltatore medio non c'è davvero niente di interessante in un album che è la copia sbiadita del suo predecessore e degli altri 27 fatti prima di questo.
Per quanto formalmente ineccepibile, insomma, questo ennesimo album mostra come la fonte creativa di Neal Morse sia preoccupantemente in esaurimento, fatto salvo il quasi infantile (in senso positivo) entusiasmo con cui Neal si imbarca in un progetto dietro l'altro, un album dietro l'altro, praticamente suonandosi addosso, ma sempre con gioia, con un gran bel gruppo di guests intorno e con la fama di un musicista a cui, in fondo, c'è veramente poco da rimproverare. E la perdita creativa di Mike Portnoy (quasi sicuramente non in grado di continuare a supportare le mille avventure di Neal, ora che è tornato alla base) peserà come un macigno sul futuro artistico del nostro Morse. Peccato.
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