Ohibò … guarda un po’ chi si risente … il grunge! Con questo gruppo della provincia di Bergamo il tipico sound di Seattle capace di travolgere il rock business negli anni novanta, ritorna nella sua forma prevalentemente più autoctona, abbastanza indifferente a qualunque suggestione “post”, includendo solamente qualche reminiscenza del “classico” alternative rock italico (Afterhours, per esempio), sensazione quest’ultima accentuata dalla scelta di esprimersi in lingua madre.
Nonostante le intenzioni di mescolare “… cattiveria, malinconia e sentimento in un suono graffiante e ricercato …” in cui i generi a cui i nostri s’ispirano “ … si mischiano dando vita ad una miscela ANOMALA”, di “inconsueto” tra questi “solchi” non è che ci sia moltissimo, mentre possiamo tranquillamente confermare la presenza di un suono che sa essere nervoso ed introspettivo, rispettando però, in quest’esibizione, le traiettorie caratteristiche dei contesti stilistici presi a modello.
Buono il timbro Vedder-iano di Marco e abbastanza interessanti le costruzioni vocali realizzate con la seconda voce Mauro (anche chitarrista, costituendo una discreta coppia con il “compagno di reparto” Fabio) e pur senza grossi “stravolgimenti”, più che accettabile è il songwriting, ma ritengo indispensabile un supplemento d’applicazione sul tema compattezza e fluidità esecutiva, non sempre sviluppata in maniera costante (vedasi, per esempio, la leggermente confusa parte finale della altrimenti piuttosto godibile “Morire di te”, ma si tratta di un’impressione abbastanza generalizzata) nel corso del dischetto in analisi.
L’età media dei ragazzi piuttosto bassa (poco sopra i vent’anni) può essere considerata come un’ammissibile motivazione per le piccole imprecisioni appena descritte e i più che sufficienti risultati ottenuti in “Dissidio” e in taluni passaggi dell’atipica ballad conclusiva denominata “Realtà”, sono abbastanza confortanti in merito alle possibilità di crescita e maturazione del combo lombardo.
Continuare a suonare mi sembra un buon consiglio per i nostri giovani bergamaschi, con lo scopo d’incrementare sintonia e consistenza negli arrangiamenti, cercando, in contemporanea, di rendere un po’ più indipendente la propria proposta … keep on rockin’ guys!
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