Copertina 5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2024
Durata:36 min.

Tracklist

  1. THE AWAKENING
  2. LET THE NIGHT BECOME YOUR GUIDE
  3. TILL DEATH UNITE US
  4. A PLACE CALLED HOME
  5. GATES OPEN
  6. I, THE INTELLECTUAL
  7. WE ARE NO MORE
  8. DEATH
  9. NORTHERN DARK

Line up

  • Jere Neejärvi: guitars, bass, drums
  • Tommi Manninen: vocals

Voto medio utenti

I Gates Open nascono dalle ceneri dei Down Into Silence, band melodic death metal finlandese nata nel 2007 e scioltasi poi nel 2021, con una manciata di singoli pubblicati un paio di anni prima dello scioglimento che, conseguentemente, ha poi portato alla nascita di questa nuova band. Stessi membri, stesse direttive, stessa musica, sembra che a conti fatti dunque il cammino di Jere Neejärvi e Tommi Manninen, quest'ultimo al microfono mentre il primo si è occupato di tutto il resto, basso, chitarra e batteria. Anche qui, stesso filone narrativo, una manciata di singoli pubblicati lo scorso anno, e debut album (al contrario della precedente esperienza) un anno dopo, appunto 'Voice After Silence'. Ed effettivamente il titolo sembra un po' una sorta di auto-canzonatura, dato che per sentire un full lenght per intero da parte di questi due musicisti si è dovuti aspettare ben dicassette anni. La questione da capire ora è una, ne è valsa la pena, o è stata un'attesa irrisoria?

Immagine

[Foto fornita nel Comunicato Stampa]

Dispiace dirlo, ma il giudizio finale proprende più per la seconda. 'Voice After Silence' non è male, intendiamoci, una sorta di death' n roll come 'I, The Intellectual' garberà sicuramente a chi apprezza dischi come 'Wolverine Blues', mentre con le più melodiche e canticchiabili 'The Awakening' o 'We Are No More', pensate senza ombra di dubbio per la sede live, chi è fanatico degli Arch Enemy post 2001 troverà pane per i suoi denti. Il growl di Tommi Manninen è molto aggressivo, ma non c'è mai un vero e proprio picco dove le sue potenzialità vengono espresse al massimo, o comunque un accenno di carisma in più, prendo ad esempio 'Let The Night Be Your Guide' che mette da parte un attimo i riff più veloci per proporre una canzone che punta maggiormente sulla pesantezza e che, paradossalmente, è come bere un bicchiere d'acqua. Tutto va ulteriormente a svantaggio grazie ad una produzione abbastanza zanzarosa che non permette di apprezzare i riff e che, pur mantenendo i vari pezzi perfettamente assimilabili, è un fastidio che non agevola un ascolto completo in maniera impeccabile.

Si poteva fare di meglio? Assolutamente sì. Non c'è speranza di poter sentire di meglio da parte dei Gates Open in futuro? Non chiudo totalmente la porta perchè una seconda possibilità non va negata, ma se le premesse sono queste, le aspettative sono abbastanza basse.
Recensione a cura di Francesco Metelli

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