Ecco che "
The Cosmic Race" riprende il discorso interrotto con "The Judgement", album che aveva lavato l'onta del deludente "Scantropolis" (che resta un capitolo a sé stante nella discografia degli
Scanner), e lo fa ripresentando tra le proprie fila
Efthimios Ioannidis, al quale riesce quello che finora aveva realizzato il solo Leszek Szpigiel: cantare su due album di fila al fianco dell'onnipresente
Axel Julius.
Infatti, Michael Knoblich aveva cantato sull'esordio "Hypertrace", poi su "Terminal Earth" era toccato a S.L. Coe (l'ex Anger Dust Željko Topalović) e per il già citato "Scantropolis" si era assistito all'esperimento della voce femminile con Lisa Croft, e già che siamo in tema va ricordato come Szpigiel su "Mental Reservation" si fosse celato dietro al nickname The Naked Duke, mentre su "Ball of the Damned" avesse adottato quello di Haridon Lee.
In attesa di vedere se
Ioannidis sarà in grado di toccare quota tre, vediamo come gli
Scanner se la sono cavata su "
The Cosmic Race", un concept album dove il protagonista è proprio Scanner, l'androide originario del pianeta Galactos, che a seguito della continua devastazione della Terra è all'avventurosa ricerca di un nuovo pianeta per i terresti.
Mi sbilancio subito con un "bene", dato che vi ritrovo quel ruvido e fantasioso Teutonic Power & Speed Metal distintivo della formazione tedesca, proprio quello che esplode dagli speaker quando, con slancio ottantiano, parte "
The Earth Song" (finalmente nessuna inutile intro...) e subito si mettono in grande evidenza tanto
Julius quanto
Ioannidis. È ancora la chitarra, con un riff a metà tra il sabbathiano ed i Metallica ad introdurci alla ritmata "
Face the Fight", con quella cattiveria alla Rage smorzata da un refrain accattivante, che ritroviamo anche nelle veloci rincorse priestiane della seguente "
Warriors of the Light" e della powereggiante "
Scanner’s Law". Se "
Farewell to the Sun" è il brano che mette maggiormente in evidenza il valore di
Ioannidis, la strutturata "
Space Battalion" con il suo spaziare tra soluzioni Speed, Power ed Epic evidenzia le qualità compositive ed esecutive degli
Scanner, che poi chiudono l'album lanciando un altro sguardo agli anni '80 e soprattutto ai Judas Priest con "
The Last and First in Line", altro momento tutt'altro che banale e scontato.
Non mancano però degli aspetti negativi, quelli che erodono il voto finale, tratteggiati da un paio di episodi trascurabili e sottotono quali la cupa "
Dance of the Dead" e la leziosa "
A New Horizon", ma anche le scelte di produzione (curata dallo stesso
Julius) che hanno fortemente pregiudicato la resa dei suoni della batteria.
La mancanza di continuità e la perenne instabilità a livello di line-up hanno fortemente penalizzato gli
Scanner, ed è un peccato, perché
Axel Julius ha spesso dimostrato che il potenziale c'era... e pure tanto, ma non è stato espresso compiutamente.
Non resta quindi che ascoltarci "
The Cosmic Race" senza stare a pensare ai nove anni trascorsi da "The Judgement " e soprattutto a quanti ne passeranno prima del suo successore.
Metal.it
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