Nel più assoluto silenzio, quasi in punta di piedi, senza sproloqui pubblicitari o risibili anticipazioni rilasciate su piattaforme digitali (l'apoteosi della mediocrità odierna), tornano, dopo sei anni, gli
Acathexis, trio internazionale di musicisti il cui background vale mille volte di più di ogni futile parola, con il secondo album capace, esattamente come il debut, di dare forma sonora alla magia.
"Immerse", senza alcuna ombra di dubbio, è la poesia della musica estrema.
Le sue noti, sferzanti ed accoglienti, sono il sublimarsi delle emozioni.
Le sue strepitose melodie sono il manifesto della bellezza del black metal, un black metal devastante, irreale, suggestivo, doloroso, ma, anche, caldo, avvolgente come il ritorno a casa, emozionante come il primo bacio alla persona amata.
Quando l'espressione artistica si eleva a questi livelli, non si può più parlare, solo, di musica: nei quattro lunghissimi brani dell'album, dimorano tanti e tali stati d'animo, si dipanano traiettorie talmente corrosive nella loro forza che è pura catarsi, da non potersi limitare a parlare di tecnica strumentale, arrangiamenti, suoni e produzione poichè
"Immerse" è esperienza, è completa immersione in una dimensione spazio temporale dai contorni sfumati, è vita così come è morte, è un tutt'uno catalizzante verso il quale, inconsci, siamo attirati come "semplici" testimoni di qualcosa si immenso e di "altro" da noi.
La maestosità e la ruvida potenza della musica degli
Acathexis si abbatteranno su di noi, ci faranno vorticare in un flusso incessante di sensazioni sconvolgenti, ci toglieranno il fiato e ci metteranno al cospetto della
magia della vera arte estrema: quell'arte che nasce dal cuore di veri musicisti e che, come una squassante tempesta di gelido vento artico, farà a brandelli il nostro io terreno per trasformarci in energia splendente ed eterna.
Lavoro spaventoso e da lacrime, amare e calde...
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