Annunciato da una copertina bella pacchiana e chiaramente ammiccante agli anni '80, arriva il primo album solista di
Terence Holler e della sua nuova band, gli
Holler appunto, dopo una vita intera dietro il microfono degli Eldritch. Messe da parte le motivazioni che portarono a quello split, all'inizio tutt'altro che amichevole, vediamo come risponde il tellurico Terence all'ultimo, ottimo album della sua ormai ex band.
Cominciamo sgombrando il campo: "
Reborn" NON è un album metal, neanche di striscio. Ma è molto alto: fondamentalmente troverete brani che gravitano intorno all'hard rock, ma che spesso si ammorbidiscono in un rock più leggero e meno aggressivo, che tiene sempre al centro la voce del nostro eroe, ma circondandolo da un'esecuzione ottima dei suoi musicisti.
Quello che realmente
non funziona in questo disco, tuttavia, non sono (per l'appunto) le esecuzioni o la prova vocale di un Terrence sempre in gran forma, ma il reparto compositivo. Le canzoni sono purtroppo poco interessanti, con qualche ritornello un po' scontato a cercare strada tra i tuoi neuroni e davvero poco, poco altro. Se dovessi citarvi qualche brano, forse vi citerei quelli un po' più aggressivi, come "
Music is the One". In molti altri, un uso forse un filo esagerato delle tastiere (che brutti suoni, signora mia) affloscia un po' la spinta di un disco che, a detta del suo creatore, doveva spazzare via dalla faccia della terra tutto e tutti, essere una bomba sonica totale, strombazzato per più di un anno sui social. E invece...
Tiriamo le somme. Se avete voglia di riascoltare la bella voce del vecchio leone Terence Holler, "Reborn" è lì ad offrirvi 58 minuti di musica. Se invece cercate un bel prodotto in ambito hard rock/AOR, io lascerei tranquillamente stare.
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