Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2023
Durata:38 min.
Etichetta:Nova Era Records

Tracklist

  1. INHALE
  2. SON OF WORMS
  3. STILL DYING GOD
  4. THE HIGHEST LAW
  5. FOR ANY EARTH IS SKY
  6. CALVARIO
  7. THE HANGMAN'S NOOSE
  8. EXHALE

Line up

  • Daniele Murelli: bass
  • Paolo Laurenti: drums
  • Filippo Galbusera: guitars
  • Davide Quaroni: keyboards
  • Massimo Finotello: vocals
  • Marco Pavanello: guitars

Voto medio utenti

Quinta fatica discografica per i pavesi Necroart, intitolata The Highest Law, uscita sotto la regia della label pugliese Nova Era Records.
Il disco si orienta maggiormente verso lande dal sapore spiccatamente gothic-doom, piuttosto che melodic death/black, essendo perennemente avvolto da dense atmosfere decadenti e malinconiche che trovano la loro consacrazione in brani quali l’oscura Still Dying God, nella struggente title-track in cui, sul finale, fanno la loro comparsa addirittura dei fiati, o ancora, nell’intensa Calvario che, come suggerisce il titolo, è cantata interamente in italiano.
Non che manchino episodi più estremi anzi, l’inizio dell’album, affidato alla ferocia di Son Of Worms, farebbe pensare a un lavoro basato interamente sull’impatto sonoro e invece, alla lunga, a prevalere, rispetto all’aggressività, è il lato intimo ed emotivo dei Necroart.
Musicalmente, le tinte drammatiche di The Highest Law, vengono sapientemente pennellate, oltre che da intensi passaggi chitarristici ad opera di Filippo Galbusera e Marco Pavanello, dalle tastiere introspettive e ficcanti del “figlio prodigo” Davide Quaroni (che aveva lasciato la band nel 2014), mentre la voce versatile di Massimo Finotello si muove tra irruenza e intimismo e la sezione ritmica, affidata a Daniele Murelli (basso) e Paolo Laurenti (batteria), si dimostra in ogni istante affidabile.
The Highest Law è un lavoro molto profondo, in cui tutto (a partire dalle radici death-black dei Necroart, fino alle abilità tecniche dei suoi componenti) viene messo al servizio del puro sentimento e dunque, il disco si fa apprezzare per passione e genuinità, dimostrandosi in grado di regalare all’ascoltatore intensi momenti onirici e riflessivi anche se forse, nel complesso, una maggiore sostanza, non avrebbe assolutamente guastato.


Recensione a cura di Ettore Familiari

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