Cosa ci si può attendere da un gruppo dall’immagine vistosamente debitrice dei fasti spensierati e decadenti del
glam-rock Hollywood-
iano, che tra l’altro i più attenti
rockofili all’ascolto hanno già imparato a conoscere (ed apprezzare) grazie all’eccellente “
Scaryman” (uscito nel 2018 su Street Symphonies Records / Burning Minds Music Group)?
Se avete pensato a chitarre ficcanti e robuste (senza esagerazioni …), melodie viziose e ritornelli “a presa rapida”, troverete un’immediata conferma alle vostre aspettative anche in questo “
Changing the melody”, che segna l’inizio della collaborazione degli svedesi
Lipz con la
Frontiers Music.
Un abbrivio che nasce sotto i migliori auspici, almeno se credete anche voi che, a dispetto di quanto i detrattori del genere possano ritenere, scrivere e interpretare belle “canzonette”
glitterate non sia per nulla una faccenda elementare e banale.
Ebbene, ratificando le innate qualità già evidenziate ai tempi del disco precedente, i nostri hanno incrementato ulteriormente il coefficiente di “ruffianeria” del loro suono, riuscendo però nell’impresa di non renderlo praticamente mai troppo manieristico e fastidiosamente frivolo.
Con l’ingresso in formazione del bassista
Chris Young, i fratelli
Klintberg e il chitarrista
Conny Svärd hanno dunque fatto diventare ancora più “ricreativo” e coinvolgente il
songwriting, mescolando
anthems e melodie adescanti secondo una formula tanto collaudata quanto “insidiosa”.
Cadere vittima della citazione dei venerabili del settore (Poison, Motley Crue, Def Leppard, innanzi tutto, e poi, per rimanere in ambito “nordico” Swedish Erotica, Easy Action, Crashdiet, Crazy Lixx, …) è, infatti, un rischio che i
Lipz riescono a scongiurare piuttosto bene, anche se ovviamente spesso la loro “ombra” aleggia benevola sul programma.
Insomma, se amate i Crue e i Danger Danger adorerete intonare il
refrain di “
I’m going under”, così come se gradite le seducenti costruzioni armoniche tra
AOR,
hard,
pop e
glam, non potrete che accogliere la
title-track dell’opera, l’inno “
Bang bang” e la sincopata e Kiss-
iana “
I’m alive” con notevole soddisfazione.
“
Stop talk about ...” e, soprattutto, “
Secret lover”, aggiungono i Roxette (“istituzione” nazionale già celebrata in passato con la
cover di "
Dangerous") all’elenco delle notabili influenze della
band e “
Bye bye beautiful” ha i mezzi per far vibrare i sensi dei
fans dei Bon Jovi, confermando la spiccata attitudine degli scandinavi alla costruzione di cori particolarmente vischiosi e incisivi.
L’immancabile capitolo “ballate” viene trattato con disinvoltura grazie alla suggestiva “
Freak” e a un "melodramma radiofonico” denominato “
I would die for you”, mentre “
Monsterz” è forse il brano più debole della scaletta, nonostante una certa
verve e l’ausilio (accennato) del mitico “campanaccio”.
La musica può essere tante cose e intenderla come un’occasione di “svago” non ne sminuisce necessariamente la “dignità” e il valore artistico … in questo senso i
Lipz di “
Changing the melody” svolgono egregiamente il ruolo di efficiente “grimaldello” per un’allietante evasione dalla
routine quotidiana.