Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2024
Durata:40 min.
Etichetta:Icons Creating Evil Art

Tracklist

  1. PROPHECY
  2. LITTLE DREAMS
  3. A BEAUTIFUL LIFE
  4. SAVE THE WORLD
  5. A MILLION LIVES
  6. NOT THE SAME
  7. WHO KNOWS
  8. MAMA MAMA
  9. PSYCHO VIOLENCE
  10. GRAND FINALE
  11. EVIGA NATT

Line up

  • Ludvig Turner: vocals, guitar
  • Soufian Ma'Aoui: bass
  • Marcus Johansson: drums

Voto medio utenti

Chi avesse conosciuto i Reach ai tempi del loro gradevole debutto (“Reach out to rock”), fondato su un modello di hard melodico piuttosto “classico”, farebbe un po’ fatica a riconoscere la stessa band in questo “Prophecy”, un esempio di alternative rock dalle prerogative “moderne” e melodrammatiche.
Quelli che, invece, hanno già apprezzato la “metamorfosi” sfoggiata dagli svedesi nei due dischi successivi (“The great divine” e “The promise of a life”), sono ormai pienamente consapevoli del fatto che siamo di fronte ad una “faccenda” più adatta ai fans dei Muse che a quelli degli H.E.A.T.
Ciò detto, e inquadrato il potenziale target di riferimento, diciamo che si tratta di un’opera parecchio riuscita, in cui grande importanza viene assunta dalle melodie, ottimamente calibrate all’interno di un mélange sonico variegato e, come anticipato, spesso alimentato da un approccio “barocco” e teatrale ereditato da certi Queen.
Buone idee, l’uso sagace dell’elettronica, linee vocali ora suadenti e ora più decise, ma sempre accattivanti, rendono l’albo in grado di affascinare anche i sostenitori di Biffy Clyro, Panic! at the Disco e magari pure degli ultimi Pain Of Salvation, e non ci sarebbe nulla da obiettare se parecchi dei brani di “Prophecy” trovassero una legittima collocazione nelle (sparute e spesso troppo trendiste) programmazioni radiofoniche dedicate alle varie declinazioni del rock n’ roll.
Tra i passaggi meritevoli di tale ubicazione vanno citati di certo l’opener e title-track dell’album (con barlumi di Stabbing Westward e N.I.N. nell’impasto sonoro) e poi i singoli “Little dreams” (un seducente pop-rock vaudeville-sco), “Mama mama” (energico esempio di hard da “classifica”) e "A million lives” (con il suo mood introspettivo).
A beautiful life” aggiunge un intrigante tocco esotico e vagamente sinistro al programma, ma sono sicuramente più efficaci e “ambiziosi” pezzi come “Save the world” (un altro singolo), un obliquo e jazzato frammento sonico dal bridge degno di una rock-opera e “Psycho violence”, vibrante miscela di scosse funky, falsetti, arrangiamenti sinfonici e riff granitici.
Not the same” e l’impetuosa “Grand finale” ostentano in maniera più che mai evidente l’ammirazione per quanto prodotto da Matthew Bellamy & C. e se “Who knows”, pur senza spiacere, appare eccessivamente melensa, “Eviga natt” è una ballata (in madrelingua) carica di pathos, che aggiunge una sensazione di cupa elegia all’ascolto di “Prophecy”.
I Reach affrontano la sfida del rockrama contemporaneo forti di tante qualità, tecniche e interpretative, e sebbene il “carisma” espressivo non sia propriamente a livelli sbalorditivi, i nostri riescono a compensare egregiamente tale mancanza grazie a buongusto e acume compositivi … in sintesi, un ottimo gruppo che non deluderà tutti gli estimatori del settore.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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