Con il “successo” ottenuto dal cosiddetto
occult-rock, non stupisce che anche la Grecia, già roccaforte del
metallo tradizionale, possa esibire una formazione come i
Saturday Night Satan, fieri rappresentanti del genere capitanati dalla maliosa sacerdotessa
Kate Soulthorn.
Se con un preambolo simile avete immaginato di avere a che fare con “roba” alla Lucifer (con cui i nostri hanno anche condiviso il palco, tra l’altro …), avete decisamente centrato il punto e anzi direi che il duo ellenico (l’altra metà della
band è rappresentata da
Jim Kostis, impegnato anche in quei Black Soul Horde tanto apprezzati su queste stesse pagine …) nel suo debutto “
All things black” non nasconde per nulla la sua spiccata ammirazione per i più noti colleghi teutonico / svedesi, attingendo dalle medesime fonti ispirative e impegnandosi in una forma piuttosto “accessibile” di
heavy-rock fosco e sulfureo.
Un approccio alla “materia” in qualche modo sdoganato nei tempi recenti dai Ghost (e perseguito anche dagli ultimi Green Lung, per esempio) e che vede i
Saturday Night Satan uniformarsi al concetto che i riti della “musica del diavolo” possono dipanarsi efficacemente tramite melodie accattivanti e (formalmente) poco “malvagie”.
Un orientamento evidente fin dall’atto d’apertura “
5AM”, dalla struttura armonica sinistra ma anche molto adescante, e poi confermato da “
Devil in disguise” e “
Witches' dance”, con il loro tocco
psych e i
refrain da contagio immediato, e da una irretente
title-track, che rischiara suggestive atmosfere gotiche con una luminescenza spigliata e sapientemente persuasiva.
Nel programma non mancano nemmeno omaggi più rigorosi (ma senza fastidiosi rigurgiti di pavido passatismo) alla grande tradizione dell’
hard n’ heavy, vedasi “
Rule with fire” (qualcosa tra Thin Lizzy e Black Sabbath), le scorie di
NWOBHM di “
Crown of arrogance” e la
doomy “
Lurking in the shadows”, e piace parecchio pure il clima elegiaco concesso a “
By the river”, con il basso pulsante e le frementi
twin-guitar ad accompagnare l’eccellente prestazione della
Soulthorn.
La conclusiva “
Of love and the void” arricchisce (anche grazie al prezioso contributo del flauto di
Joel Sempere) di ingredienti
folk-prog le alchimie sonore dell’opera e visti i brillanti risultati ottenuti non rimane che auspicare per il futuro uno “sfruttamento” maggiormente intensivo di tale indirizzo stilistico.
I “puristi” potranno non gradire questa forma di
rock occulto “edulcorato” e criticare l’ennesimo allineamento ad un
trend piuttosto diffuso e tuttavia i contenuti musicali di “
All things black” consentono di affermare che i
Saturday Night Satan meritano la considerazione concessa ai debuttanti di apprezzabile valore, in grado di risolvere con una certa disinvoltura la gestione dei tipici
cliché del genere.
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