Mi sarebbe piaciuto cominciare questa recensione con una frase ad effetto, del tipo:
“
Mettetevi al riparo Guerrieri del Metallo, perchè è in arrivo una bomba potentissima dalla Russia!”
Invece, con l’aria che tira, soprattutto quella proveniente da Mosca e dintorni, preferisco evitare una simile introduzione, per una questione di puro buonsenso (ammesso che ne sia rimasto ancora un briciolo alla razza umana!).
Ma torniamo a noi e proviamo ad aprire con un approccio più tradizionale:
"
Carissimi Cavalieri del Metallo, affamati di heavy metal dalle sfaccettature epiche, qui troverete davvero pane per i vostri denti! "
I russi
Vendel, che fino ad oggi, vantavano all’attivo solamente un paio di EP e qualche cover di
Manilla Road e
Saint Vitus, esordiscono sul mercato discografico con un album veramente sorprendente per temperamento, intensità e doti compositive, intitolato
Out In The Fields, uscito per la
Dying Victims Productions.
Il disco, caratterizzato solamente da 6 tracce ma, ad eccezione dell'
Intro, tutte molto lunghe (si va dai 7 ai 13 minuti di durata), è impregnato di una veemenza ed una creatività decisamente sopra la media.
Le diverse composizioni sono un concentrato di succulenti atmosfere maestose e battagliere, melodie evocative e chitarre ora grasse, ora pungenti; il tutto incorniciato all’interno di una sezione ritmica che alterna, gloriose cavalcate metalliche (come avviene in
Never Surreder o all’inizio della title-track che però poi, vira verso territori più epic-doom), intervallate da altri episodi più cadenzati, dal sapore decisamente doommoso (come
Dirge, che sembra richiamare i
Candlemass più ispirati).
La componente epica del sound dei
Vendel viene poi ulteriormente enfatizzata dal timbro suggestivo di
Alexey Goryachev, un vocalist molto versatile, dotato di un’enorme carica espressiva, che conferisce alle tracce un’aura mistica ed eroica, accrescendo la profondità emotiva ed il valore dell’album.
Tuttavia, sarebbe assai riduttivo considerare
Out In The Fields solo un lavoro di sentimento, pur dovendo riconoscere che il cuore è l’elemento predominante, ma obiettivamente, c’è molto di più.
Siamo infatti al cospetto di un album ben articolato tecnicamente e dal forte impatto sonoro e, in questo senso, giocano un ruolo fondamentale le chitarre, sempre particolarmente ficcanti, affidate all’accoppiata
Sergey Kargalsky-David Kazaryan i quali, da un lato, si dimostrano capaci di costruire delle robuste impalcature musicali e, parallelamente, si rendono autori di riffs e assoli decisamente aggressivi e incisivi.
In conclusione,
Out In The Fields si rivela un esordio discografico dal temperamento sanguigno e dalle trame maestose e seducenti; un’opera che brilla per freschezza, esplosività, incisività e genuinità.
Cari amanti dell’epic metal, qui c’è da leccarsi i baffi: avventure leggendarie vi attendono e nuove gesta devono essere compiute; non resta che sellare il vostro destriero e partire al galoppo, lasciandovi guidare dal fato e dalla travolgente musica dei
Vendel.
Fate buon viaggio Cavalieri del Metallo!