Nati nel 2018, gli
Hextar sono una band power metal italiana, più precisamente vicentina, che dopo aver pubblicato un primo EP omonimo nella prima metà del 2020, fa passare ben quattro anni prima della release del loro debut album, intitolato
'Doomsayer'. Son passati un po' di anni, non certo un'infinità, ma comunque un tempo ragguardevole per sperare di poter sentire nuovo lavoro da parte del gruppo, data comunque la qualità di buon livello dell'EP sopracitato. Sarebbe stato dunque un peccato non sentire ulteriore materiale. Presentato da una copertina che fa molto anni 90' (e che personalmente mi ha riportato all'impostazione di 'The Sacred Talisman' dei Nocturnal Rites) a cura di
Simone Faggian, l'album è anche musicalmente un viaggio nel tempo a quelle sonorità, andando a pescare senza esagerare troppo da gruppi come Gamma Ray, specialmente i primi lavori, Freedom Call, e Iron Savior. Un power metal di stampo molto happy, che però riesce anche a ritagliarsi uno spazio più personale, cercando quindi di non cadere eccessivamente nel citazionismo di altri.
A questo proposito, fra le canzoni più riuscite si possono citare la sparatissima
'Nothing Is Eternal', dove a emergere è la voce di
Emiliano Zinà, bassista tra l'altro, pulita e potente, che ben accompagna le twin guitars di
Marco Scattolin e
Niccolò Giacometti, come ad esempio su 'Hour of Glory', la migliore del platter a mio modo di vedere, tipico pezzo power ma che se suonato in maniera ineccepibile come viene fatto, è capace di regalare emozioni. Qualche buco nell'acqua viene fatto nel pezzo dalla lunghezza maggiore, ossia
'The Otherwordly Sin', un mix di vari riff e parti che non riescono bene ad ammalgamarsi tra di loro, e che forse avrebbero avuto necessità o di una sforbiciata nel minutaggio o in un maggior focus su come incastrare il tutto. La stessa questione si ripete in maniera simile anche su
'The Fight Beyond the Sleep', ma per fortuna in
'Doomsayer' vi sono più luci che ombre e, merito anche di un'ottima produzione, si arriva alla conclusiva
'The Story So Far' senza essersi annoiati, accompagnati da riff veloci, ritornelli molto catchy, e un costante senso di essere all'interno di una macchina del tempo dalla quale non va di uscire.
Un ottimo debutto per gli
Hextar, che lavorando su alcune accortezze qua e là avranno sicuramente a disposizione il talento e la passione giusta per proporre un prossimo lavoro ancora più ispirato. Le basi sono molto buone, incrociamo le dita.
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