Mamma mia che meraviglia.
Signori, ho il piacere di introdurvi all'ascolto dell'ennesima perla del Maestro
Marty Friedman, uno dei chitarristi più preparati, innovativi, multculturali che le mie orecchie abbiano mai sentito. Al di là della militanza storica nei
Megadeth, e al di là della sua seconda vita giapponese, il riccioluto genio della sei corde è infatti sempre stato una spugna musicale, assorbendo le più svariate influenze, rielaborandole e restituendole con il suo tocco inconfondibile.
Oggi, mr. Friedman ci regala un nuovo lavoro, "
Drama", che potrei tranquillamente descrivere come l'album chitarristico più corale e musicale che io abbia ascoltato negli ultimi anni. Le capacità compositive di Marty, infatti, qui prendono il sopravvento sul mero sfoggio di tecnica, regalandoci una manciata di brani da pelle d'oca. La genialità sta proprio nel far suonare la canzone, e non solo la chitarra: in brani come "
Illumination" o "
Triumph" (già presente in "Scenes" del 1992, qui rielaborata) potrete sentire come la chitarra di Friedman si prenda la scena come comprimario di lusso in una composizione ai limiti della musica classica, con un grande spazio espressivo dato al pianoforte di un bravissimo
Mika Maruki. Ma c'è spazio per tutto, in questo "Drama": dal bellissimo brano cantato "
Dead of the Winter", con un'ospitata di Chris Brooks (Like A Storm), ad un "
Acappella" che ci lascia soli con una chitarra in navigazione su lidi jazz ma intrisa di melodia, da una "
Thrill City" che pesta duro sull'acceleratore ad una "
Tearful Confession" quasi commovente nella sua delicatezza. Insomma, "
Drama" è l'ennesima dimostrazione della grandezza di Marty Friedman, un grandissimo musicista e compositore ancor prima del mostro di chitarrista che è. Chapeau.
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