Copertina 9

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2024
Durata:74 min.
Etichetta:Metal Blade Records

Tracklist

  1. HOC EST CORPUS MEUM (INTRO)
  2. THE BLOOD COVENANT 04:14
  3. THE SACRAMENT
  4. ONEIRIC VISIONS
  5. ONE LAST KISS
  6. TREACHERY
  7. SOUND THE HORN
  8. DWELLER OF THE THRESHOLD
  9. DIE IN MY HEART
  10. VOICE OF THE OUTSIDER
  11. FROM THE URN
  12. THE MEN OF RENOWN
  13. SWORD OF REASON (THE STEEL OF REVENGE)
  14. THE PASSIONS OF SOPHIA

Line up

  • Anders Persson: drums
  • Christian Lindell: guitars
  • Per Lengstedt: vocals
  • Fredrik Petersson: bass
  • Karl Gustafsson: guitars

Voto medio utenti

Alt fermi tutti! Qui ci troviamo davanti ad un gruppone con gli attributi che fumano, eccome se fumano!
Devo ringraziare il sommo Frank per avermeli fatti scoprire, perché questi svedesoni sono gli alfieri del movimento heavy metal e potrebbero con orgoglio esserne i nuovi portabandiera qualora Maiden, Priest e compagnia andassero in pensione.
Non sto scherzando, lavoro che consta di quattordici, si avete capito bene, quattordici tracce per ben settantaquattro di musica che se aveste preso un gruppettino di youtuber del metallo che fanno tanto i fighi col disco nuovo prodotto in cameretta mai sarebbero riusciti a produrre tanta qualità.
Si perché qui di qualità ce n’è a iosa, basta partire a botta con “The blood covenant” per capire bene l’andazzo; chitarre che tagliano, voce che più metal non si più con acuti che distruggono la ionosfera, sezione ritmica precisa e tecnica e melodia sparsa a piene mani ma oscura ed affascinante.
Per noi cuori impavidi c’è anche la semiballad “One last kiss” dal tono drammatico ma che a metà si trasforma in un roccioso mid tempo con un riffing fantastico.
In alcuni brani si sente un’influenza dei grandi Mercyful Fate per l’aura sulfurea che trasudano gli accordi delle chitarre e l’interpretazione del frontman come in “Dweller of the threshold”.
Sulle prime di “Voice of the outsider” mi sembrava di ascoltare un pezzo black metal dato il tono dissonante poi eccolo diventare un grande affresco epico ed anthemico che trasuda metallitudine e ti coinvolge facendo rizzare tutti i peli che si posseggono.
Menzione per “Sword of reason” che non si fa scrupolo di inserire bordate blast beat in un contesto puramente heavy metal, se non è classe questa nel far convivere certi stilemi estremi risultando credibili non so cosa sia; ascoltatevi bene la conclusiva e lunga “Quest for Sophia”, perché è una composizione intensa, di puro metallo ma che fa ben capire che gli scandinavi sanno plasmare le regole a loro piacimento confezionando un piccolo trattato di cosa voglia dire suonare heavy classico oggi.
Album che va acquistato punto e basta, si fissa nella mia top ten di fine anno e credo che questi ragassuoli sono il futuro dell’heavy metal a mio modesto parere, bravi Portrait!

Recensione a cura di Matteo Mapelli

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