“God is a witness” è di certo un prodotto sopra la media, che colloca gli Anims tra le formazioni con i piedi e il cuore ben saldi nella “storia” del Rock e la mente rivolta al suo presente … sono sicuro ne sentiremo parlare ancora molto presto …”.Autocitarsi non è esattamente una scelta edificante, ma stavolta decido di contravvenire alle regole auree del manuale del “bravo recensore” e iniziare la disamina del secondo lavoro degli
Anims partendo proprio dalle parole con cui concludevo quella del loro promettente esordio del 2021.
“
Good 'n' evil” rappresenta, infatti, la conferma della capacità della band capitanata da
Francesco Di Nicola (di fama Danger Zone, Crying Steel e Krell) di elaborare una brillante sintesi tra
hard-rock e
heavy metal, in grado di risultare “fresca” e accattivante senza sottomettersi in maniera pavida alle convenzioni del genere.
Il nuovo albo, però, come da aspettative, riesce a rendere la “rielaborazione” ancora più efficace e compatta, con l’ugola educata e versatile di
Elle Noir in pieno controllo e dominio delle linee vocali (ricordiamo che era entrata nel gruppo dopo l’abbandono di
Luca Bonzagni, avvenuto durante la lavorazione del debutto).
Il contributo della
new-entry Paolo Caridi (
Ellefson-Soto, Reb Beach, Geoff Tate, Michele Luppi) garantisce solidità e cognizione ritmica ad un
sound che fa dell’incisività delle melodie la sua principale arma di seduzione, capace di operare efficacemente all’interno delle diverse sfumature stilistiche che contraddistinguono il programma.
Introdotto dal clima brumoso e conturbante di “
The cherubims”, “
Good 'n' evil” prosegue il suo fascinoso svolgimento con il fraseggio pulsante e la linea melodica contagiosa di “
Fear of the night”, per poi piazzare, con i chiaroscuri di “
Where were you” un eccellente frammento di
radio-rock contemporaneo.
“
Satellite” e “
Liars” ostentano scorie di retaggio
class-metal e scoprire che il loro concepimento risale al periodo in cui
Di Nicola collaborò con i Crying Steel nei primi anni novanta, rafforza in qualche modo tali impressioni d’ascolto, mentre “
Leviathan” incalza l’astante attraverso un andamento enfatico e adescante, ottimamente pilotato dalla voce (vagamente
Amy Lee-esca) di
Elle Noir.
Riff cromati, sussulti ritmici e linee vocali incisive costituiscono gli ingredienti principali della bella “
Dry bones”, e se cercate qualcosa di più ombroso e “moderno”, “
Lena” e la
groovy "
Nebuchadnezzar” dimostrano ancora una volta che gli
Anims sono perfettamente inseriti nella scena
rock del 2024.
Una
title-track avvolgente e acuminata (in cui emergono nuovamente suggestioni tipiche del
metallo di classe) chiude una scaletta che in realtà riserva una vera chicca ai (sempre meno numerosi) cultori del
Cd: un brillante
remake della turbinosa “
Victim of time”, traccia che dava il titolo all’esordio dei Danger Zone (1984!) e che testimonia come il “tempo” non sia per nulla “carnefice” del talento.
Tornando alle previsioni incluse nelle “narcisistiche” note d’apertura, “parlare” degli
Anims, dopo aver approfondito il loro “
Good 'n' evil”, diventa obbligatorio, utilizzando termini come freschezza, personalità, perizia e attitudine … in sintesi, gruppo e
album che meritano il vostro pieno sostegno.
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