Questo ensemble meneghino è di una bellezza intensa e antica, si viene trasportati in epoche lontane.
Ma soprattutto offre una ricerca non solo sonora ma anche intellettuale per nutrire corpo, cuore e cervello.
Il nuovo lavoro della formazione guidata da
Irene Previdi è ispirato all’omonimo trattato del 1617 scritto dal fisico ed alchimista tedesco
Michel Maier.
Qui abbiamo un viaggio costellato da polifonie vocali e percussioni come nell’apertura “
Embryo ventosa” dove la voce femminile fa da perno e ti trasporta lontano con lo spirito.
Altro brano degno di nota è “
Rupe cava” dove lo strumento a corda insieme alle percussioni crea atmosfere suadenti con i vocalizzi che si librano nell’aere.
Sembra di stare in uno studio del primo 1600 con la luce fioca di una candela, odor di polvere, inchiostro e un tavolo appoggiato ad un vetro dove si vedono torri merlate.
“
Arpie” possiede un quid teatrale, quasi attoriale nell’interpretazione condotta dalla formazione; percussioni sonanti danno il tempo ad un climax da tregenda con tempi marziali e un cupo suono.
Di diverso avviso la conclusiva “
Alta venenoso” con le voci che s’intersecano generando un brano delicato sottolineato da tocchi di tastiera.
Il latino è la lingua principe di questo viaggio nel tempo, un disco sicuramente che potrà piacere a chi è fan dei lombardi ma soprattutto è consigliato agli amanti della buona musica in generale.
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