Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2024
Durata:49 min.
Etichetta:Iron Shield Records

Tracklist

  1. REIGNITE THE SUN
  2. STELLA MAGNETICA
  3. HOPES AND FEARS
  4. RAIN
  5. SUPERNATURAL
  6. RISE UP
  7. BLACK SWAMP GYPSY
  8. MORTUARY MAN
  9. EXORDIUM
  10. RETURN OF THE KING
  11. COAT OF ARMS
  12. ONCE MORE UNTO THE BREACH

Line up

  • Robert Baxter: vocals
  • Barry Waddell: guitars, backing vocals
  • Sam Conable: bass
  • Dennis Ristow: keyboards, backing vocals
  • Ken Trapp: drums

Voto medio utenti

Lo confesso … con i Seasons of the Wolf mi ero fermato al 1999, quando l’uscita di “Lost in hell” attivò tutti i miei sensori rockofili dedicati alle formazioni “strane” o quantomeno non allineate.
Il loro approccio alla musica, che spaziava tra US power-metal, NWOBHM, prog e dark-sound si poteva infatti considerare per l’epoca una rarità, insensibile alle mode e alle novità sonore ventilate dalla scena di riferimento.
Suggestioni che, ed ecco la seconda ammissione, finirono fatalmente per “contagiare” anche il sottoscritto, inducendolo a trascurare la successiva produzione discografica di un gruppo che senza troppi clamori e con talune modifiche di line-up, giunge oggi al suo sesto album.
Fin dal primo contatto con “Orna verum” appare chiaro che i Floridiani non hanno abiurato la loro originale vocazione musicale (risultando una sorta di fusione tra Omen, Cirith Ungol, Judas Priest, Uriah Heep e Saracen …), anche se li ritrovo leggermente più “pacati” di come li ricordavo, con la voce di Robert Baxter (uno che ama molto, forse persino troppo, il “vibrato” …), meno “rapace” di quella dello storico Edward Waddell.
Una registrazione ovattata (e un po’ squilibrata all’interno del programma stesso) rende il clima ancora più vintage ed è sufficiente l’openerReignite the sun” per trovarsi catapultati nella scena metallica di “qualche” anno fa, caratterizzata da quella istintiva visceralità che tanto piace agli estimatori della NWOTHM.
I Seasons of the Wolf, però, a differenza di qualche loro collega di formazione più recente, non simulano, soprattutto nell’attitudine, e appaiono parecchio credibili e coinvolgenti quando si producono in brani dal vivido carattere evocativo come “Stella magnetica” e “Hopes and fears”, o laddove affidano alla ballata “Rain” (con qualcosa dei Crimson Glory nell’architettura sonora) tutto il loro crepuscolare afflato espressivo.
Supernatural” e "Mortuary man” esplorano il lato maggiormente oscuro, beffardo e sinistro (alla maniera di certi Ripper) dei nostri, mentre “Rise up” sposta il focus dell’opera su sciamanici e siderali territori hard-rock e “Black swamp gypsy” arriva addirittura a citare i The Doors nel suo incedere strisciante, con il versatile tastierista Dennis Ristow che, per l’occasione, si trasforma in un valente discepolo di Ray Manzarek.
Il breve strumentale etereo e folkeggianteExordium” sfocia nell’enfasi vagamente Jethro Tull-esca di “Return of the king” e nell’atmosfera elegiaca e drammatica di “Coat of arms” (dove sono i Iron Maiden a fare capolino …), per poi lasciare a “Once more unto the breach” il compito di sollecitare il consenso dei cultori dei (primi) Judas Priest.
Con il loro DNA artistico fatto di hard n’ heavy variegato e intenso, i Seasons of the Wolf si allineano con legittimità e peculiarità proprie alla brama di “classicismo” della scena contemporanea … tra tante esibizioni magari formalmente migliori e tuttavia spesso troppo imitative e “posticce”, la talentuosa autenticità di “Orna verum” merita rispetto e considerazione.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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