Che ormai i
Pallbearer siano una delle formazioni contemporanee piú in vista ed in continua ascesa é un dato incontrovertibile, ed ormai giunti al traguardo del quinto album in studio gli americani confermano il proprio status con questo
"Mind Burns Alive": il disco, anticipato dall'uscita dei video della titletrack e "Where the Light Fades", segue a quattro anni di distanza il suo ottimo predecessore "Forgotten Days" ed introduce qualche piccola novitá nel sound della band proveniente dall'Arkansas. In veritá é giá dai tempi di "Heartless" che i Pallbearer si sono allontanati progressivamente dai territori doom che hanno caratterizzato la prima fase della loro carriera per virare su territori se vogliamo piú progressive; questo "Mind Burns Alive" é un altro passo in questa direzione e risulta ad oggi il disco piú melodico, intimo ed introspettivo del gruppo. Questo significa che siamo di fronte ad un lavoro scadente o che tradisce la storia dei Pallbearer? Assolutamente no, anzi direi che questo album prosegue nel solco tracciato da "Forgotten Days" con continuitá e coerenza: i sei brani che vanno a comporre la tracklist sono come sempre sorretti dalla voce pulita ed evocativa di
Brett Campbell, che anche in questa occasione riesce a ricamare melodie struggenti in grado di far vibrare le corde piú intime dell'ascoltatore. Non mancano nemmeno le armonizzazioni vocali che vedono la partecipazione anche del bassista
Joseph D. Rowland e del chitarrista
Devin Holt che riescono a dare maggior espressivitá alle canzoni, anche grazie al contributo delle tastiere che ricreano un substrato sognante, soprattutto nei momenti piú tranquilli.
Come sempre, anche in questo "Mind Burns Alive" i Pallbearer prediligono delle canzoni della durata piuttosto lunga, in modo da poter sviluppare i brani in maniera progressiva ed alternando momenti piú raccolti e delicati ad altri in cui le chitarre escono di piú i muscoli, anche se appunto l'impressione é che questo accada un po' piú raramente rispetto al passato: questa impressione si ha soprattutto in brani come l'opener "Where the Light Fades", "Daybreak" o "Signals", mentre i restanti "Mind Burns Alive", "Endless Place" e "With Disease" ripropongono le chitarre piú possenti e doomy che hanno fatto la fortuna dei Pallbearer.
Nulla da eccepire anche per quanto riguarda la resa sonora del disco, che ha un suono moderno e caldo ma mai posticcio, aiutata anche da un mixing sapiente che ha saputo dare giusto spazio a tutti gli strumenti in maniera equilibrata e che consente all'ascoltatore di perdersi nella miriade di dettagli di questo lavoro, tra cui l'egregio e fine lavoro di cesello di Joseph D. Rowland al basso ed alle tastiere.
Come sempre accade in dischi di questo genere, é bene dedicare a questo "Mind Burns Alive" ripetuti ed attenti ascolti per poterne cogliere ogni livello e sfumatura e godere ancora una volta di un songwriting di altissimo livello, sia nello svolgimento dei brani, sia per le linee melodiche da pelle d'oca (vocalmente e strumentalmente). Ed una volta terminato l'ascolto, vedrete che la tentazione di premere nuovamente
PLAY e ripartire in quel grandissimo vaiggio che é la musica dei Pallbearer sará enorme. Questo disco é l'ennesimo centro da parte di una band che ad oggi non ha sbagliato un colpo. Che Dio ce li tenga in gloria ed in buona salute compositiva. Fuoriclasse.
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