Cinque fasi del dolore.
Cinque composizioni (più intro) che rappresentano la discesa all'interno dell'animo umano per sviscerare emozioni e stati d'animo fino ad arrivare, al termine di un viaggio musicale e spirituale, all'accettazione della sofferenza stessa.
Un concept "filosofico", questo, che si intreccia in maniera perfetta con la parte strumentale nell'esordio dei greci
Dark Affliction i quali, guidati dalla mente del leader
Panagiotis Christias, rifuggono ogni forma stereotipata di proposta musicale e ci offrono un album complesso, mai uguale a se stesso, sorprendente nelle sue evoluzioni sonore che abbracciano un ampio spettro di generi e "umori" differenti, breve ma intensissimo nelle note che ti penetrano nell'animo passando per il cuore, e, soprattutto, ricco di melodie che sanno emozionare nella loro capacità di parlare direttamente, senza troppi giri di parole, alla parte più profonda di ciascuno di noi.
"Five Stages of Grief" è un lavoro catartico, legato alla storia dell'estremo musicale greco, con una sua precisa identità e personalità, in grado di passare, con maestria, da strazianti note di violino o pianoforte ad incursioni, mai eccessive, nel black atmosferico o nel doom più devastante, lasciando dietro di se un'opera meticolosamente orchestrata che trascende i confini del metal convenzionale per diventare una sorta di sfida al "già sentito" sfruttano energie primordiali ed intrecciandole in un ombroso arazzo di inquietanti armonizzazioni e intensità viscerale.
Da tempo non ascoltavo un album "lontano" dalla mia zona di confort che fosse capace di emozionarmi in questo modo.
Da tempo non ero colpito da questa passione e maestosa forza .
Da tempo, ma non lo sapevo, aspettavo
"Five Stages of Grief".
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