Se mi leggete, anche solo di sfuggita, conoscete l'ammirazione ed il rispetto che ho per
Neige e per la sua emanazione, gli
Alcest, la cui musica plasma, genera, modella con il valido supporto (che dura ormai da 3 lustri) di
Winterhalter dietro le pelli.
Aspettavo "
Les chants de l'aurore" da 5 anni ovvero dall'uscita del bellissimo (come se avessero mai fatto dischi brutti...) "
Spiritual Instinct", album che aveva segnato il debut con
Nuclear Blast.
Quando si entra in punta di piedi nel modo di
Neige e della sua musica bisogna tener presente alcuni concetti che il ragazzo di Bagnols-sur-Cèze ha espresso:
"
Il luogo da cui traggo ispirazione è un luogo di pura armonia e luce. Ho i miei problemi ed i miei demoni, ma c'è un luogo dentro di me che è molto più in pace ed in armonia. Quindi ho preso ispirazione da questa parte di me stesso, piuttosto che dalla parte oscura".
Da bambino Stèphane sognava una "Terra delle Fate", "
un luogo con colori, forme e suoni che non esistono qui" e l'evoluzione della sua carriera - e delle sue creazioni su pentagramma - va chiaramente in questa direzione.
Sebbene sia stato, probabilmente insieme ai
Deafheaven, il gruppo che più ha spinto il black metal verso direzioni inusitate (prog ed emotivamente intense) creando in pratica il blackgaze, nel corso degli anni ha quasi totalmente reciso i legami con un certo tipo di sonorità "nere" preferendo esplorare ambiti più intimi e personali.
I sette "
canti dell'aurora" incorporano archi, sezioni di chitarra ribassate, atmosfere cinematografiche, interludi spaziali, riminescenze ottantiane, vocals ruvide (confinate in spazi ristretti) affiancate a lunghe parti pulite ed oniriche, tessiture post rock molto elaborate e complesse, sino all'interpretazione (nella conclusiva "
L'Adieu") commovente e toccante, della omonima poesia di
Guillaume Apollinaire.
"
J’ai cueilli ce brin de bruyère
L’automne est morte souviens-t’en
Nous ne nous verrons plus sur terre
Odeur du temps brin de bruyère
Et souviens-toi que je t’attends"
(
Ho raccolto questo rametto di erica
L'autunno è morto ricorda
Non ci incontreremo più sulla terra
Profumo del tempo, ramoscello di erica
E ricorda che ti sto aspettando)
Gli
Alcest con la loro musica per me sono questo: la voce della parte più nascosta, più protetta, a volte persino negata ove albergano le emozioni più delicate ed indifese; quella parte che ha un tono troppo tenue per farsi strada nel rumore del mondo.
"
Les Chants de l'aurore" è a mio avviso il disco migliore degli
Alcest dai tempi di "
Les Voyages De L'Âme" o - molto probabilmente - il disco di cui avevo bisogno in questo momento.
Alcest - "
L'adieu"
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