Birra pagata per chi riesce a fare lo spelling del titolo di questo disco leggendolo una volta sola.
E adesso ripetete con me. 49 anni di carriera. Ripeto, QUARANTANOVE anni di carriera. Questo sono i
Kaipa, ormai non più una band, ma un monumento al prog rock, quello svedese di origine e di folclore, ma britannico nelle declinazioni, quello di papà
Hans Lundin e dei mostri
Per Nilsson,
Jonas Reingold,
Darby Todd; quello delle mille voci intrecciate, che in questo nuovo album poggiano prevalentemente sull'ugola di
Aleena Gibson, ma senza mai dimenticare le orchestrazioni vocali che sono uno dei tanti marchi di fabbrica dei Kaipa.
Cosa c'è, dunque, dentro "
Sommargryningsljus"? La solita (e si intenda '
solita' con un'accezione più che positiva) miscela sonora, fatta di elementi folk, tematiche legate ai cicli della natura, ed un prog rock solidamente ancorato agli stilemi degli anni Settanta, pur senza disprezzare qualche distorsione più moderna, o una produzione sicuramente non vintage (ed ottima).
Come da tradizione, pezzi molto lunghi ed estremamente articolati, che 'respirano' di momenti più leggeri ed altri più incalzanti; il tutto incorniciato dalla intro "
Sommarskymningsljus" (DUE birre a chi mi fa lo spelling) e dalla bella e struggente title track, qui presente anche in versione radio edit, che curiosamente è più lunga della versione ufficiale!
Insomma, tanto per cambiare, il solito dischetto delizioso di una band che, per nostra fortuna, non ne vuole sapere di andare in pensione.
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