Copertina SV

Info

Anno di uscita:1997
Durata:70 min.
Etichetta:Relapse Records

Tracklist

  1. TEMPLE OF THE MORNING STAR
  2. THE MAN WHO LOVES TO HURT HIMSELF
  3. BLINDSPOT
  4. HIGH AS THE SKY
  5. MIRACLE
  6. KILL YOURSELF
  7. MANKIND
  8. PINNACLE
  9. CRUTCH
  10. ROOT OF ALL EVIL
  11. SATAN IS ALIVE
  12. RABID LASSIE
  13. FRIEND FOR LIFE
  14. MY LIFE WITH YOU
  15. I SEE YOU
  16. HERMAPHRODITE
  17. TEMPLE OF THE MORNING STAR

Line up

  • Steve Austin – vocals, guitar, sampler, production
  • Mike Hyde – drums, percussion
  • Christopher Reeser – bass guitar, sampler

Voto medio utenti

Immagine


I Today Is The Day vedono la luce nel 1992 per mano di Steve Austin (chitarra) e Brad Elrod (batteria), che dopo aver suonato insieme negli Alien In the Land of Our Birth danno i natali a questo nuovo progetto musicale reclutando il bassista Mike Herrell a completamento della lineup iniziale. Nella fase iniziale della sua carriera, il gruppo si fa le ossa ed inizia a riscuotere consensi e seguito con lavori quali "Supernova" e "Willpower", grazie al loro sound cosí vario e estremo. I primi tre lavori targati Today Is The Day vengono pubblicati dalla piccola ma rinomata etichetta Amphetamine Reptile Records, casa di altri artisti del calibro di Helmet, Melvins, Unsane e Mudhoney, giusto per citare i piú famosi, e nelle prima fasi della carriera del gruppo si rivela la casa ideale per Steve Austin e compagni. Tuttavia intorno al 1997 l'etichetta attraversa un periodo di ristrettezze economiche che ne mina la sopravvivenza, ragion per cui i Today Is The Day accettano l'offerta e si accasano presso la celebre Relapse Records, per la quale nel 1998 verrá pubblicato il quarto album in studio intitolato "Temple Of The Morning Star". Questo periodo storico si rivelerá davvero molto critico per il gruppo, che proprio nel 97 vede l'abbandono di Elrod e del tastierista Scott Wexton che negli anni erano entrato a far parte della lineup, che costringerá Steve Austin a cercare dei rimpiazzi; a questo si aggiungono anche le vicende strettamente personali di Austin, da sempre mastermind e quasi unico compositore nei Today Is The Day, che sul finire degli anni 90 attraversa un periodo di difficoltá economica, vivendo in uno squallidissimo magazzino che funge sia da casa che da studio di registrazione: in numerose interviste lo stesso Austin ha raccontato le condizioni pessime in cui si trovava a vivere e di come si aggrappasse con tutto se stesso alla scrittura di "Temple Of The Morning Star" ed alla sua musica in generale, a cui dedicava intere nottate. Musicalmente parlando, forse questo vissuto si rispecchia anche nel contenuto di questo album che risulta davvero difficile da catalogare ed etichettare, d'altronde lo stesso mastermind ha sempre fermamente ribadito di non aver mai voluto mettere alcun tipo di freno o paletto alla propria creativitá ed ha spesso incorporato differenti stili ed influenze nella propria musica. E probabilmente "Temple Of The Morning Star" rimane ad oggi l'opera che raffigura al meglio l'essenza dei Today Is The Day: un'essenza che fonde una forte matrice noise-core con elementi mutuati dal grindcore e dal post-hardcore, e che include anche richiami al metal piú avanguardistico e persino al rock alternativo. Dopo un'iniziale intro acustica, il disco inanella una serie di brani piuttosto brevi e ficcanti che miscelano questa pletora di stili musicali in maniera incredibilmente coesa e convincente: il tratto d'unione rimane sempre il vocalismo esasperato di Austin, la cui voce arcigna e piena di nichilismo é perfetta sia nei brani piú feroci accompagnati dallo scream ("The Man Who Loves To Hurt Himself", la noisy "Crutch", "High As The Sky") che nei brani piú "lenti" come ("Miracle", "Rabid Lassie" o la disperata "I See You", senza tralasciare "My Life With You"). Non mancano nemmeno parti quasi psichedeliche ad ampliare ulteriormente lo spettro sonoro ricoperto dalla musica dei Today Is The Day, come dimostra un brano come "Hermaphrodite" che si snoda per ben otto minuti, sorretto da un basso pulsante e da un substrato noisecore sinistro. Nei brani la furia del metal e dell'hardcore piú feroci si mischiano a dissonanze di varia natura e da intermezzi e sample disturbanti che rendono l'ascolto di "Temple Of The Morning Star" un'esperienza suggestiva, certo non adatta a tutte le orecchie: le liriche che trattano di nichilismo, depressione e malattia mentale trovano nella voce di Austin la perfetta espressione di quello spleen e disagio esistenziale che sará poi una costante per tutta la produzione targata Today Is The Day.
Evidentemente se a quasi 30 anni dall'uscita "Temple Of The Morning Star" é ancora annoverato tra i dischi piú importanti della band e come pietra di paragone per interi filoni musicali un motivo ci sará: si tratta di un lavoro certamente complesso ed affascinante, che non puó mancare nel bagaglio musicale di chi ama le sonoritá piú crude e sperimentali, senza badare troppo alle etichette ed ai generi musicali, che ancora oggi é in grado di fornire una visione artistica unica e diversa rispetto a quello a cui siamo normalmente abituati.

Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata

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