Di tutte le bands emergenti, gli
Ironflame, provenienti dall’Ohio, rappresentano, senza ombra di dubbio, una della realtà più interessanti e continue dell’ultimo decennio, forti di un’invidiabile freschezza compositiva e di una passione musicale che proviene dal profondo delle viscere!
Non vi nascondo che, per quanto la cosa possa interessarvi, poche formazioni, fra quelle affermatesi recentemente, mi hanno fatto battere il cuore e sono state in grado di alimentare la “Sacra Fiamma” che arde dentro di me, come hanno saputo fare loro; quante volte li ho inseriti di diritto nella mia personale TOP TEN di fine anno! (ci entreranno anche nel 2024?)
Sarò forse troppo di parte ma, se si ama davvero questo genere musicale, ritengo sia impossibile rimanere impassibili dinnanzi a uno stile cosi genuino e qualitativamente elevato, come quello che il polistrumentista
Andrew D’Cagna ci propone ormai dall’esordio
Lightning Strikes The Crown; un sound che, ammettiamolo, anche se non inventa assolutamente nulla, riesce sempre a lasciare il segno e a rivelarsi maestoso, esplosivo, melodico e talmente ficcante, da entrarti nelle ossa.
Kingdom Torn Asunder, uscito per la
High Roller Records, rappresenta il quinto disco della creatura di
D’Cagna (qui nelle vesti di vocalist) che, circondatosi dei soliti fedelissimi musicisti, quali i chitarristi
Jesse Scott e
Quinn Lukas, il bassista
James Babcock e il batterista
Noah Skiba, dà luogo ad una proposta che (fortunatamente) poco si discosta da quella dei precedenti lavori, nonostante non possa più inevitabilmente contare sull'"effetto sorpresa" dei primi album.
Sezione ritmica sempre corposa e, all’occorrenza martellante, chitarre pungenti, mai dome, che tengono costantemente all’erta l’ascoltatore e (non ultimo) il timbro, particolarmente evocativo, del singer, contribuiscono a rendere la tensione musicale sempre più vibrante, portandola, nell’arco delle varie tracce, ai massimi livelli.
Questo clima, decisamente tirato, è inoltre intriso di atmosfere epiche, di cui si può avere già un primo assaggio nell’iniziale
Blood And Honor, anche se probabilmente, raggiungono il loro apice in corrispondenza di tracce quali
Majesty Of Steel, nella sabbathiana
Sword Of A Thousand Truths, ma anche in composizioni orientate verso un più tradizionale power metal, come
Soul Survivors,
Standing Tall o
Riding The Dragons.
Kingdom Torn Asunder, nel complesso, funziona veramente bene e ci mostra una band ancora nel pieno della sua creatività compositiva, tramite cui riesce a sprigionare il tipico spirito fiero, battagliero ed eroico del proprio sound, mettendo in evidenza la solita profondità emotiva che va di pari passo con la sostanza; un parallelismo che, sin dagli esordi, ha contraddistinto lo stile degli
Ironflame, una formazione poco avvezza a sperimentazioni e a pericolosi voli pindarici, che preferisce saggiamente rifugiarsi in lande più sicure, in cui, è certa di riuscire ad esprimere al massimo il proprio potenziale.
Dunque, dormite pure sonni tranquilli, cari seguaci degli
Ironflame e non fatevi ingannare dal titolo della loro ultima fatica discografica: non è il loro regno musicale ad andare a pezzi, anzi, quello è più integro che mai!