Sto già rimpiangendo la decisione di essermi messo all’ascolto di questo
Avenge The Fallen.
No, non parto prevenuto ma non credo nemmeno a Babbo Natale.
Un orecchio alla nuova musica partorita dagli
Hammerfall lo butto sempre, se non altro per la magia che hanno saputo creare con i primi due capolavori. Ma si sa, l'adagio è: no
Jesper, no party.
Ora, senza fare il true defender ov steel, penso sia innegabile -guardando la loro discografia- osservare come quei due primi lavori svettino alti su tutto sul resto, seguiti dal più che apprezzabile
Renegade (rinato grazie alla lodevole operazione di remixaggio in occasione del ventennale). Potrei invece raggruppare i successivi 24 anni di carriera in un solo disco di buon livello, pescando qua e là tra le loro "fatiche" in studio. Va da sé che rimane fuori un mare di mediocrità. Ma ci sta, non sono molte le band che possono dire di aver scritto grandi album, ancora meno quelle che sono riuscite a farsi un solido nome.
Ma ho tergiversato abbastanza, oggi sono qui a giudicare questa nuova prova degli svedesi e allora... parliamone.
Gioacchino Lattine rimane vocalmente su un buon livello, la sua prestazione è valida (poi se non piace il timbro ci sta) ma non riesce mai tirare fuori melodie convincenti o interessanti, complice una musica scarna, davvero povera di idee e di sostanza.
Nessuna canzone riesce a esaltare, fa venir voglia di spingere su il volume, di ritornarci sopra, di alzare il pugno… E parlando di heavy metal è un bel problema!
Questo disco è, una volta ancora, un’accozzaglia di canzonette fatte con il pilota automatico, sempre con le stesse soluzioni, gli onnipresenti cori e linee vocali. Pura plastica, altro che acciaio. So bene che il genere e lo stile sono consolidati ma, perdio, ormai i brani sono quasi intercambiabili e anche l'armamentario lirico è degno dei peggiori Manowar di serie Z degli ultimi anni. E quando le paroline che gridano (le varie "hammer, fight, sword, power, brothers...") sono vuote, beh, si sente.
Il lavoro si apre con una
title track davvero penosa, prosegue con una
"The End Justifies" che ha molti “spunti” in comune con
Heading The Call, poi incontriamo sul nostro cammino diversi mid-tempo uno più prevedibile dell'altro, come il sudore sotto il sole. Si cambia per un attimo registro con l'immancabile ballad strappamutande, poi torna presto il piattume totale e non ci sono mai riff vagamente interessanti: solo open chord o palm mute in tre classiche posizioni, accoppiati a soluzioni sentite 14mila volte, inframezzate da "oooh oh oooh" a profusione.
Giusto
"Rise of Evil" ha un riff (banale quanto si vuole) che per un attimo mi ha fatto sentire la voglia di HM. Hanno timidamente provato a costruire qualcosa di un pochettino diverso con
"Time Immemorial" ma si sono incartati non riuscendo a convincere.
La produzione è totalmente priva di dinamica, tutta sparata avanti ma, obiettivamente, quello dei suoni è l'ultimo dei problemi.
Signori, alla fine dell'ascolto di
Avenge The Fallen non rimane in mano niente e, mentre scorre, non tiene nemmeno compagnia perché annoia, fa salire la bile pensando a quanta poca voglia ci abbiano messo dentro.
Non è che chiedo qualcosa di complicato eh, la vecchia
Steel Meets Steel -ad esempio- è semplicissima ma è carica, si sente il fuoco, la voglia di heavy metal! Sono andato troppo indietro con questo esempio? Dai, allora vi cito la tamarrissima
Hearts on Fire, lineare e ripetitiva quanto volete ma... fa scapocciare!
Oggi quel "fire" è spento.
Gli
Hammerfall hanno il merito imprenditoriale di essersi costruiti una carriera quasi trentennale su due dischi magnifici e uno buono (bravi loro!) ma se parliamo di qualità musicale, ancora una volta non è da cercare in questo nuovo lavoro, purtroppo.
Sono un cattivone? Pretendo troppo? Sono fissato col passato e non riesco a godermi quello che fanno oggi? Può essere, non lo nego, ma devo giudicarli per quello che fanno adesso, qui e ora. Devo quindi ammettere che questo disco è proprio poverello. La valutazione corretta guardando alla loro carriera sarebbe probabilmente stata 4. Ma io sono buono e mi prefiguro anche chi, non conoscendo la storia della band, si può mettere all’ascolto. Firmato "Frank il misericordioso".
Ovviamente questo pippotto è strato scritto sul trono di ceramica, giusto
per continuare la tradizione.