A molti
musicofili (purtroppo) il nome di
Bobby Messano non dirà più di tanto, ma basterebbe un’occhiata ai
credits di dischi come “
Rescue you” di
Joe Lynn Turner, “
Talking in code” di
Glen Burtnick, “
Makin' the point” di Franke and the Knockouts, "
Never run never hide” di
Benny Mardones o di alcune incisioni musicali di
Fiona, per rendersi conto di quanto il chitarrista del New Jersey abbia contribuito alla nobile causa del
rock melodico
yankee.
“Quasi” dimenticavo di citare il gruppo che rivelò il suo talento al “mondo”, e cioè quegli Starz (partecipò fattivamente al loro “
Coliseum rock”) che, per quanto mi riguarda, tutti gli estimatori del genere dovrebbero conoscere perfettamente e ringraziare in maniera imperitura per il ruolo seminale che hanno interpretato così splendidamente nel corso della loro (troppo breve) carriera.
Se aggiungiamo che il
curriculum del nostro prevede anche collaborazioni con
Lou Gramm,
Steve Winwood e
Clarence Clemons, appare ancora più chiaro il credito che la comunità degli addetti ai lavori del
rock (e del
blues, dal momento che già da parecchi anni si sta dedicando con profitto a tali sonorità …) ha riservato ad un artista che poi, specialmente dalle nostre parti, dal pubblico non ha ricevuto un equivalente apprezzamento.
E allora, proviamo a suggerire al lettore un (eventuale) opportuno approfondimento, inducendolo, oltre alla riscoperta dei suddetti
album, anche alla “riesumazione” del primo lavoro solista di
Mr. Messano, un’opera davvero godibile, almeno se amate l’
hard-rock dei
seventies cromato e adescante, tipicamente a stelle e strisce.
“
Messano”, pubblicato nel 1989 dalla Strategic (divisione della Relativity Records), tentava per la prima volta di porre la luce dei riflettori su un musicista che fino ad allora era considerato un blasonato “gregario” della chitarra e della scrittura e che qui s’impadroniva con determinazione anche della gestione microfonica.
Una decisione che si rivela piuttosto azzeccata (sebbene la voce di
Bobby, non possa rivaleggiare, per rimanere nell’ambito delle sue collaborazioni, con quella di “gente” come
Michael Lee Smith,
Benny Mardones o
Joe Lynn Turner, …) e che riesce a sostenere efficacemente una
performance chitarristica sensibile, dinamica e incisiva.
Affiancato da altri ottimi professionisti dello strumento (in realtà, a differenza di quanto indicato sulla copertina, nel disco hanno suonato i bassisti
Erik Boyd e
Donnie Kisselbach, il tastierista
Gary Corbett e i batteristi
Chuck Burgi e
Jimmy Clark),
Messano decide di aprire la scaletta puntando sul “sicuro”, rievocando due delle sue più importanti
partnership: “
Hide our love away (tell me why)” (apprezzata con il titolo “
Carrie why?” nel già ciato “
Makin' the point”) e “
Sing it, shout” (da “C
oliseum rock” degli Starz) possiedono tutte (ma proprio tutte …) le peculiarità che entusiasmano i cultori del
rock grintoso e seducente
made in USA.
Si continua con “
You and I (are forever)” una ballata elettro-acustica dal notevole
appeal, lo stesso che intride “
Rock & roll heaven”, un piccolo “trattato” di
hard n’ heavy anthemico e trascinante, sulla scia dei monumentali Teaze (altro gruppo da riscoprire immediatamente!).
Con la crepuscolare “
Stand and fight” il clima sonoro della raccolta si colora di tinte
blues, che diventano più corpose e sanguigne in “
Hot n' heavy”, per poi trasfigurarsi in un inno dalle peculiarità Kiss-
iane in “(
On the) firing line”.
“
Don't tell me it's over” (scritta con
Franke Previte e
Tico Torres) e la leggermente meno efficace “
Rock out” riprendono a pulsare di disinvolta energia
rock n’ roll, mentre “
Four play” piacerà ai
fans dei Van Halen e ”
Face behind the axe” ossequia gli Aerosmith, un altro imprescindibile caposaldo dell’
hard americano.
Con le variegate possibilità di rivalutazione artistica offerte dal panorama musicale contemporaneo, credo che riservare un po’ di attenzione al pregevole lavoro svolto da
Bobby Messano nell’ambito del
melodic rock sia tanto appagante quanto doveroso … cosa state aspettando?
P. S. A beneficio di chi volesse accogliere il mio convinto invito, ricordo che la ristampa in versione
deluxe del
platter (pubblicata sia su Retrospect Records e sia su Divebomb Records) offre altre cinque intriganti
bonus-tracks, a partire dalla ruvida “
Good girls gone bad” (composta con
Al Greenwood e
Joe Lynn Turner per il
film “
Stripper”), passando per la
Hagar-esca “
Ready to rock tonight” e la satinata “
I'll be there” (alla cui stesura ha partecipato
Chuck Burgi di fama Rainbow, Michael Bolton, Blue Öyster Cult, … ) e approdando, dopo la fascinosa
ballad “
Sleepless nights” (stilata dal compianto
Al Fritsch ai tempi dei Sage, prima del suo ingresso nei Drive She Said), a “
Every little thing”, una graziosa e ispirata
cover dei Beatles.