Typhonian - The Gate Of The Veiled Beyond

Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2024
Durata:50 min.
Etichetta:Transcending Obscurity Records

Tracklist

  1. CELESTIAL SALVATION
  2. COSMIC THRONE
  3. PRIMAL DECEPTIVE LIGHT
  4. CRIMSON RIVERS
  5. THE GATEKEEPER
  6. TOWARDS THE CHAMBER OF THE OMNIPRESENT MIND
  7. A GLIMPSE OF THE STARLESS OCEAN
  8. CATH'UN - GATE OF THE VEILED BEYOND

Line up

  • Thanatos: drums
  • Prometheus: guitars, bass, programming
  • Typhon: guitars, programming
  • M. W. Styrum: vocals
  • Charybdis: bass

Voto medio utenti

Questa formazione tedesca torna con questo secondo lavoro e debutta con la label indiana specializzata nel metal estremo.
Occorre dire che il quintetto compone un discreto death metal con aperture melodiche ma che per mio gusto personale in questa seconda fatica gli è scappata un po' la frizione per due motivi.
In primis la ricerca del titolone ad effetto, non solo per il loro ritorno discografico, c’è persino in alcune composizioni, i Nile dal quel punto di vista hanno fatto scuola.
I pezzi se analizzati non sono malaccio, buoni cambi di ritmo, atmosfere maligne il giusto come nel caso di “Primal deceptive light” che dopo un’apertura melodica parte in maniera serrata con cambi di tempo e un bell’assolo virtuoso.
Anche “The Gatekeeper” ha qualcosa di buono nel saper creare atmosfere oscure senza per questo pigiare per forza sull’acceleratore; brano cadenzato dove la melodia fa da architrave al tutto unendo sezioni più lente e sfuriate.
Adesso veniamo al nocciolo della questione, ovvero la conclusiva titletrack, che avrebbe potuto essere un bel perno importante se asciugata a dovere, perché è stata dura stare attenti per diciannove minuti!
Ecco, perché eccedere così tanto? Non sarebbe bastato chiudere il tutto in 5/6 minuti invece che allungare il brodo? Perchè a mio modesto parere ne avrebbe guadagnato il tutto; ci sono parti violente, altre dal tenore più malinconico con squarci melodici e voci pulite, queste cose le sapevano fare bene i Genesis o i Pink Floyd negli anni 70, voi fate death metal, un vero peccato.
Disco che avrebbe potuto meritarsi qualcosa di più della sufficienza se non si fossero lasciati prendere dalla fregola di stupire a tutti i costi.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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