Venti anni di carriera.
Nell'epoca del futile e dell'insignificante, la nostra epoca, una storia così lunga va sottolineata.
Una storia lontanissima dai riflettori, ma, forse proprio per questo motivo, affascinante e fottutamente emozionante.
Questa, in sintesi, la parabola degli
Agrypnie, straordinaria realtà estrema tedesca che oggi, ancora sotto
AOP, rilascia
"Erg", settimo lavoro di un percorso musicalmente drammatico e con pochi eguali nella scena metal mondiale.
Nonostante il tempo trascorso dagli esordi, nonostante l'età che avanza,
Torsten Hirsch, che in questa occasione si fa aiutare dal solo, strepitoso,
Flo alle pelli, rilascia il suo album più violento e magniloquente, un album sorretto da una rabbia ed una disperazione sconcertanti nel loro livido essere elementi concreti e non "solo" sensazioni.
"Erg" è un monolite tetro, avvolto dalle nebbie della malinconia, che sconfina, spesso, in territori "post" lasciando al suo passaggio solo dolore e macerie, come se una tempesta di sabbia si fosse abbattuta su di noi ed avesse cancellato il mondo come lo ricordavamo: la brutalità del black metal di questo album appare impenetrabile, insensibile alle nostre miserie e viscido, ma riesce, in un miracoloso equilibrio, ad essere, anche, melodico e carezzevole tanto da stringerci nel suo abbraccio caldo per proteggerci.
Gelo intransigente e tepore corroborante.
Un lavoro di contrasto in cui la voce di
Torsten urla in modo spaventoso su chitarre desolanti che, tuttavia, dipingono atmosfere "immense" grazie ad un riffing ispiratissimo e ad una serie di armonizzazioni da brividi lungo la schiena, armonie che si ficcano sotto la pelle, la inaridiscono e la polverizzano, andando a sollecitare il nostro Io più profondo in un vortice musicale incontenibile, dai contorni impetuosi e dallo spirito fortemente catartico, per una esperienza sensoriale che solo la grande musica può regalarci con tanta foga ed urgenza espressiva.
Gli
Agrypnie, ancora una volta, ci lasciano attoniti e sbigottiti come fossimo bambini, che, estasiati, possono solo ammirare qualcosa di più grande di loro ed accogliere, quindi,
"Erg" come un regalo prezioso di cui, difficilmente, riusciremo a fare a meno se nel nostro corpo vive, ancora, un'anima sensibile e non sgretolata dalla ignobiltà circostante.
Chiudiamo gli occhi e sogniamo: non sappiamo per quanto tutto questo sarà ancora sarà possibile....
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