Reduci dall’ottima esibizione in quel di Lignano (particolarmente apprezzata, tra gli altri, anche da mia figlia di sette anni), gli ineffabili
Kanonenfieber tentano di consolidare ulteriormente il loro nome, immettendo sul mercato il secondo
full length.
“
Die Urkatastrophe”, tanto per fugare sin da subito ogni dubbio, riesce senza affanni a mantenere in parabola ascendente la traiettoria artistica di una compagine che, sino ad ora, non ha ancora sbagliato un colpo (
EP e singoli inclusi).
Oltreoceano si suol dire: “
se non è rotto, non aggiustarlo”, e la creatura del
mastermind Noise si guarda bene dal metter mano ad un ingranaggio sonoro perfettamente oliato.
Un ingranaggio che innesta con sapienza, su una vigorosa e marziale miscela di
black e
death metal, robuste dosi di epicità,
groove e melodia.
A far da perfetto contraltare alla sopra descritta ricetta sonora interviene poi il collaudato impianto lirico, che tratteggia con cruda efficacia -e
mai con taglio nostalgico o, ancor peggio, apologetico- gli orrori della Prima Guerra Mondiale.
I
Kanonenfieber, dunque, scelgono saggiamente di proseguire nel solco della continuità, e per accorgersi come la strategia abbia pagato i dividendi sperati basterà posare le orecchie sulla battente
opening track “
Menschenmühle” (brano, per la verità, già noto da quel dì).
La faccenda, se possibile, si fa ancor più interessante proseguendo nella
tracklist, che vanta una qualità media incrollabile pur annoverando, al suo interno, alcune evidenti
hit -termine da prendere con le pinze… ma forse neppure troppo-.
Mi riferisco, in particolar modo, ai mastodontici
chorus di "
Ausblutungsschlacht" e “
Der Maulwurf”, al frenetico incedere di “
Lviv zu Lemberg”, che rimanda addirittura agli
Amon Amarth dei tempi che furono, senza dimenticare l’inarrestabile marcia dell’
anthemica “
Waffenbrüder”, ulteriormente impreziosita dall’apporto chitarristico di
Maik Weichert dei conterranei
Heaven Shall Burn.
“
Die Urkatastrophe”, se mi passate la scontatissima metafora belligerante, asfalta tutto ciò che incontra come un carro armato, inesorabile ed inarrestabile, anche grazie agli spettacolari suoni ottenuti ai
Kohlekeller Studio da
Kristian Kohle (già dietro la console, tra gli altri, con
Aborted,
Powerwolf e
Benighted).
Nei solchi del
platter non si segnalano momenti di stanca; l’intensità esecutiva e la qualità compositiva son lì da sentire, così come la sapienza nell’alternare ritmi ed atmosfere senza mai disperdere un’oncia di
pathos -soffermatevi, in tal senso, sul sofferto intimismo della conclusiva “
Als die Waffen kamen”-.
In poche parole: la compagine teutonica sa esattamente quel che vuole ottenere, e sa altrettanto bene come ottenerlo.
Certo, il campione discografico è ancora esiguo, ma non mi sovviene un singolo motivo che m’impedisca di immaginare i
Kanonenfieber ai vertici della scena estrema in un futuro ormai prossimo.
Voi, per non sbagliare, iniziate serenamente a supportare sin d’ora; io, nel mio piccolo, ho già riservato un posto d'onore nella
top ten di fine anno...