Fratelli (e sorelle) del Metallo, in alto i boccali e preparatevi a danzare fino al Ragnarök!
I
Brothers Of Metal sono tornati, con il loro stile (talvolta un pò pacchiano), la loro sconfinata ammirazione per la tradizione norrena, il loro singolare modo di interpretarla e l’entusiasmo contagioso sprigionato che, non può non suscitare affetto nel pubblico.
Ma la musica è una cosa seria (soprattutto nel nostro genere) e non bisogna farsi influenzare dalle simpatie!
Fimbulvinter, terzo album della “carovana” svedese (una line-up che conta ben 8 elementi!), uscito per la fedele
AFM Records, mette da subito in risalto un’abbandonante musicalità, molto più enfatizzata rispetto ai precedenti capitoli discografici della band e tutto sembra andare in questa direzione.
Le orchestrazioni dal taglio cinematografico si intensificano e, parallelamente, viene dato sempre più risalto alla voce delicata ed evocativa della cantante di
Ylva Eriksson, a svantaggio di quelle più feroci di
Joakim Lindbäck Eriksson e
Mats Nilsson. Non solo, anche le chitarre appaiono meno ficcanti del passato, mentre la sezione ritmica si attesta su ritmi più regolari: inevitabilmente, il sound dei
Brothers Of Metal si ammorbidisce e, pur rimanendo godibile, sulla lunga distanza, perde mordente.
Chiariamoci, l’album non è brutto.
Le trame melodiche funzionano, hanno un buon tiro, sono coinvolgenti e si rivelano quasi sempre efficaci. Inoltre,
Fimbulvinter presenta comunque dei momenti aggressivi che, guarda caso, coincidono con i picchi compositivi del disco; si pensi, ad esempio, a
Giantslayer,
Heart Of Stone, oppure alla conclusiva title-track. Tuttavia, sono sussulti improvvisi e isolati rispetto al resto dell’album che sembra seguire un suo canovaccio ben preciso e studiato a tavolino, quasi del tutto improntato su una musicalità molto ruffiana, frutto più di scelte stilistiche mirate, piuttosto che di cuore.
E cosi, tra atmosfere epiche, che sembrano l’ideale colonna sonora di un film, ballate folk dal sapore nordico (
Rivers Of Gold,
Blood Red Sky), una spruzzata di power, qualche caduta di stile dal retrogusto commerciale (
Heavy Metal Viking,
Nanna’s Fate) e tanta (talvolta troppa) armonia musicale, ci si trova al cospetto di un lavoro che si fa ascoltare piacevolmente, ma sicuramente non lascerà il segno. Inoltre, dal punto compositivo, se paragonato ai due full-length precedenti (soprattutto rispetto all’ottimo esordio
Prophecy Of Ragnarök),
Fimbulvinter rappresenta un netto passo indietro per i
Brothers Of Metal, colpevoli di far pendere l’ago della bilancia troppo dalla parte della melodia, a scapito di una sostanza che purtroppo sembra latitare.
Insomma, va bene essere un briciolo zuccherosi, ma cari Fratelli del Metallo, in futuro metteteci un pò più di aggressività, altrimenti rischiate di prendere una strada molto pericolosa!